Economia

La crisi divora le pensioni: come sfuggire alla "tempesta"

Il governo, dopo un incontro con i sindacati, si prepara a bloccare gli effetti negativi del Pil sulle pensioni. Prorogate Opzione donna e Ape sociale

La crisi divora le pensioni: come sfuggire alla "tempesta"

Una tempesta chiamata Covid si potrebbe abbattere anche sulle pensioni. Ieri mattina si è tenuto un primo incontro tra governo e sindacati. E ciò che ne è emerso (la vera novità rispetto a quanto previsto fino ad ora) è che le nuove pensioni non subiranno gli effetti della caduta del Pil. Un Pil crollato a causa della crisi economica innescata dal coronavirus. Il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, ha garantito ai sindacati che nella manovra sarà prevista una misura per annullare gli effetti negativi del prodotto interno lordo sulla rivalutazione del montante contributivo.

La rivalutazione del montante contributivo o tasso di capitalizzazione può incidere infatti sull'assegno. La rivalutazione di tutti i versamenti effettuati da un lavoratore durante la carriera lavorativa, come noto, è legata all’andamento del Pil (più questo sale, maggiore sarà l’assegno). Ma se l’economia va male anche il valore della pensione si adeguerà. Come nel nostro caso. La novità, rispetto a quanto emerso nei precedenti incontri con i sindacati, è la decisione anticipata dalla Catalfo di blindare le pensioni da effetti recessivi. Lo scrive il Sole 24 Ore. In sostanza il governo si è impegnato per la messa a regime della norma che era stata introdotta cinque anni fa e che prevede la salvaguardia degli assegni futuri da una variazione negativa del Pil nominale nella media dell’ultimo quinquennio.

In particolare, il coefficiente di capitalizzazione del montante utile per quantificare le pensioni o le quote di pensione da calcolare con il sistema contributivo, verrebbe confermato pari a uno in caso di Pil negativo, salvo un recupero che verrà effettuata sulle rivalutazioni successive. La misura, finora mai applicata a regime, avrà bisogno di una copertura che ora andrà quantificata. E che potrebbe far salire oltre i 200 milioni fin qui ipotizzati il pacchetto previdenziale da inserire in manovra.

Altro tema sul tavolo è quello del dopo Quota 100. Saranno prorogate di un anno Opzione donna e Ape sociale per cui scatterà un’estensione della platea a chi non percepisce la Naspi. Tra gli altri interventi in arrivo la piena copertura previdenziale per il part-time verticale, la riduzione della soglia da mille a 500 dipendenti per il contratto di espansione, anche nella prospettiva di una staffetta generazionale. E gli scivoli agevolati per le aziende con esuberi di personale mantenendo fino a 7 anni la durata dell’isopensione da agganciare alla Naspi per il primo periodo d’uscita (due o tre anni).

Infine, c’è il capitolo Quota 41. E la possibilità di introdurre questa misura per alcune categorie di lavoratori fragili. Prevede l’uscita alla maturazione dei 41 anni di contribuzione a prescindere dall’età anagrafica. È un’opportunità fortemente caldeggiata da Cgil, Cisl e Uil. Nonostante la disponibilità mostrata dalla Catalfo, si è registrata però una sostanziale frenata a causa dei costi dell’operazione.

La richiesta dei sindacati è di far rientrare in questo canale d’uscita i malati immunodepressi, in attesa di trapianto, i diabetici i cardiopatici, i pazienti in dialisi e tutti i lavoratori dichiarati inidonei al lavoro, con un allargamento della platea giudicata insostenibile dai tecnici dell’esecutivo rispetto alle risorse disponibili.

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