Economia

Crisi della nautica, l'ira di un imprenditore: "Eravamo un'eccellenza, ora il redditometro ha bloccato tutto"

Michelangelo Petrucci da 30 anni lavora nel settore dei catamarani. Era un fiore all'occhiello nel mondo, ma adesso, quello che lui definisce il "terrore politico-mediatico" sul redditometro ha cambiato tutto

Crisi della nautica, l'ira di un imprenditore: "Eravamo un'eccellenza, ora il redditometro ha bloccato tutto"

"Tutta colpa di Monti e del redditometro". Michelangelo Petrucci è un imprenditore di Bellaria, paese a dieci chilometri da Rimini. Ha iniziato a costruire e vendere pedalò e poi è passato ai catamarani. Lavora nel settore della nautica da circa trent'anni. La sua azienda, la Bimare, è considerata un fiore all'occhiello nella produzione di catamarani, un'eccellenza italiana che adesso però sta patendo le pene dell'inferno.

Cosa è successo?
"L'unica causa della crisi è il redditometro".

Ma è nato per combattere l'evasione...

"Ma in realtà è servito a bloccare tutto. Non è cambiato nulla nei confronti dell'evasione. Nel settore nautico i soldi che la gente aveva li ha nascosti da altre parti e ora sono ancora più nascosti. Tutti hanno paura di tirarli fuori perché il giorno dopo c'è l'Agenzia delle entrate che bussa a casa e chiede la giustificazione di quell'acquisto e la provenienza di quei soldi".

E quindi nessuno compra più barche?

"Pochissimi. Da un anno arriva gente che vorrebbe cambiare barca, magari per fare una regata, ma mi dice che di non fargli la fattura perché non vuole denunciare l'acquisto".

E lei?

"Io devo fare la fattura, le barche sono registrate così come lo sono le automobili e i motorini".

Ma questo succedeva anche prima del redditometro, o no?

"Sì, ma il terrore mediatico e politico che è stato creato, argomentando che con questo sistema si stana l'evasione, ha paralizzato tutto. La nautica è un settore importante, non vendiamo solo le barche grosse agli arabi ma anche quelle piccole. È una perdita per lo Stato stesso, perché l'indotto va in crisi, l'Iva non viene incassata e si perdono eccellenze come la nostra. Lo Stato ha fatto una operazione masochista".

Qual è la situazione della sua azienda oggi?

"Io ho una decina di dipendenti, siamo in cassa integrazione per 15 giorni al mese, sul territorio nazionale avevamo una vendita pari al 60% della produzione, è venuto meno tutto, non c'è più un italiano che si può permettere di comprare una barca".

O le comprano da altre parti

"Sì, infatti ci sono cantieri che ne stanno approfittando, come in Croazia e Slovenia, dove hanno tolto l'Iva o l'hanno messa al 5% e dove se qualcuno compra una barca non viene segnalato tramite nessun ente o agenzia delle entrate. Più o meno lo stesso avviene in Francia e Germania. Devono essere loro a vendere barche? In Australia c'è il divieto di importazione di barche, così tutelano la loro produzione. Noi facciamo il contrario. Ora gli stranieri si stanno prendendo il 90% del mercato. Gli ultimi arrivati sono i polacchi, aprono cantieri, non fanno pagare l'Iva, e vendono. Loro stanno vendendo in tutta Europa. E noi stiamo perdendo e tremando. E pensare che nel mio settore, quello dei catamarani, eravamo leader in Europa e non solo".

Un'altra eccellenza bistrattata dallo Stato.
"Se hanno fatto la Coppa America dei catamarani, è anche merito nostro, perché siamo andati a sfidare gli americani a New Port e abbiamo portato la coppa a Rimini. Massimiliano Sirena, quello che ha fatto lo skipper di Prada, è uno di quelli che abbiamo mandato noi a Newport per sfidare gli americani. Noi siamo tra i pochi, per non dire gli unici in Italia, che fanno nautica in autoclave con carbonio. Utilizziamo alle massime tecnologie resine epossidiche, poliviniliche e fibra di vetro. Tutti gli europei che adesso stanno aprendo cantieri ci hanno rubato il know how.

Sono venuti pure i giapponesi e i thailendesi, vi rendete conto?".

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