Crollano i tassi dei Btp, spread sotto 250

Crollano i tassi dei Btp, spread sotto 250

Dalle dimissioni di Mario Monti, e dall'immediato avvitarsi degli indici di Borsa e dello spread, è passato appena un mese. In realtà, sembra un secolo fa. Roba da giurassico, almeno a giudicare dalla barra tenuta da inizio anno verso l'alto da Piazza Affari e dalla caduta del differenziale tra Btp e Bund. Ieri, la forbice di rendimento si è ristretta fino a 248 punti (chiusura a 254), il livello più basso dal luglio 2011 anche per effetto dell'asta del Tesoro in cui si è avuta ulteriore conferma di come lo spauracchio di un'implosione dell'euro sia svanito. Tre miliardi e mezzo di Btp triennali sono stati collocati senza sforzo alcuno (anzi, le richieste erano pari a 5 miliardi), nonostante tassi all'1,85%, mai così bassi dal marzo 2010.
Questi numeri rendono ancor più incomprensibile la reazione dei mercati subito dopo l'adieu del Professore. Da allora, lo spread è dimagrito di ben 100 punti. Non sono noccioline. Una riduzione di 100 punti, in base ai calcoli di Bankitalia ripresi ieri anche dal commissario Ue, Olli Rehn, equivale a un risparmio di 3,1 miliardi di euro sul debito pubblico per il primo anno, di 6,2 per il secondo e di 8 per il terzo. Ossigeno puro per le nostre casse pubbliche, ma anche per il Tesoro, la cui strategia di allungamento della vita del debito (oggi attorno a 7,3 anni) è resa più facile dal calare delle tensioni sui Bond tricolori. Via XX Settembre si prepara infatti a perseguire questo obiettivo riducendo lo stock di Bot e attraverso il collocamento di titoli con durata oltre i 10 anni. Non è esclusa l'emissione di Btp a 15 e 30 anni.
Della situazione più rilassata sul fronte della crisi del debito c'è però anche un altro beneficiario: sono le banche. L'ottima performance settimanale del Ftse-Mib (+3,5%) è non a caso surclassata dal +10,3% messo a segno dall'indice del settore creditizio. Il recupero dei titoli bancari, i più penalizzati dalla crisi del debito, è in atto da tempo. Solo nell'ultimo mese il rialzo è stato superiore al 26%, mentre da gennaio 2012 il guadagno è pari al 42%. È un recupero in larga parte frutto delle azioni della Bce. Le due aste a rubinetto disposte da Mario Draghi tra dicembre 2011 e febbraio 2012 avevano messo nelle mani degli istituti europei 1.000 miliardi, a tassi irrisori. Quattrini a buon mercato che i nostri istituti hanno impiegato per acquistare soprattutto titoli pubblici italiani, riservandone una minima parte a famiglie e imprese. La seconda mossa di Draghi, ovvero il bazooka anti-spread, facendo scendere la febbre da differenziale, ha di colpo dissolto i timori che i bond italiani potessero diventare spazzatura.

Dando così un'altra mano alla risalita delle quotazioni. Nei giorni scorsi, dall'accordo su Basilea 3, con cui è stato dato più tempo alle banche per costruire le proprie riserve di liquidità anti-choc, è arrivata poi l'ultima sferzata ai prezzi.

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