Economia

Il crollo di "Quota 100": ecco cosa cambia adesso

Pare che gli italiani non amino più ritirarsi dal lavoro con Quota 100. A giugno domande ferme a 47.810, meno di un terzo di quelle accolte nel 2019

Il crollo di "Quota 100": ecco cosa cambia adesso

Novità sul fronte pensioni. Quota 100 ha raggiunto il suo minimo storico. Pare, infatti, che pochissimi italiani utilizzino questo strumento per ritirarsi dal lavoro. Emerge così una riduzione evidente delle richieste di ritiro con i requisiti minimi di 62 anni e 38 di contributi (caratteristica di questa modalità di pensione anticipata). A giugno, secondo l’Inps, sono state presentate solo 47.810 domande, meno di un terzo delle domande accolte nell’intero 2019. I motivi sono presto detti: i lavoratori non vanno in pensione prima a causa di una riduzione dell’assegno finale che può arrivare a sfiorare il 15%. Anche se su questo punto il dibattito è aperto. Per molti andare in pensione prima non costerebbe nulla al lavoratore. Punti di vista.

Quest’anno l’Inps nel bilancio di previsione stima un calo di oltre 21mila unità per i pensionamenti anticipati complessivi rispetto a quelli di vecchiaia. Ma gli anticipi potrebbero essere ancora meno. Di conseguenza, potrebbe apparire a questo punto sovradimensionata la voce di 3 miliardi di nuovi trasferimenti dello Stato, quest’anno, per la sola copertura di Quota 100.

Sempre i dati Inps sul monitoraggio delle nuove flessibilità, valide fino a fine 2021, non dimostrano solo la caduta di Quota 100, ma anche le rinunce per le altre forme di anticipo. Secondo il Sole 24 Ore, le uscite con un’anzianità contributiva di 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne (requisiti sganciati dall’adeguamento alla speranza di vita fino al 2026) si sono fermate a 79.093 in giugno, contro le oltre 95mila unità dello stesso periodo dell’anno scorso.

Anche Opzione donna, altra modalità di pensione anticipata, sembra aver perso forma. La possibilità di ritiro con un’anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni e un’età anagrafica di almeno 58 anni (per le lavoratrici dipendenti) e 59 anni (per le autonome) è stata scelta da appena 8.842 soggetti nei primi due trimestri, meno della metà delle domande presentate entro giugno del 2019. E lo stesso discorso vale per l’Ape sociale. In questo caso la calcolatrice si è fermata il primo giugno a 9.503 domande, meno della metà di quelle presentate nel 2019.

Anche il sindacato Cgil dice la sua su Quota 100. In un report di fine luglio ha stimato in non più di 113mila le domande accolte a fine anno, contro le 327mila immaginate all’inizio della sperimentazione. Gli analisti prevedono per quest’anno una minore spesa complessiva per circa 2,9 miliardi sulle uscite, gli anticipi con blocco della speranza di vita e Opzione donna.

Un margine di finanza pubblica utile, secondo la Cgil, per disegnare nuove soluzioni di flessibilità sostenibile a partire dal gennaio 2022.

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