Debutto debole delle Poste in Borsa

Nel primo giorno di contrattazioni il titolo chiude a 6,70 euro, lo 0,74% in meno dei 6,75 del collocamento

Debutto debole delle Poste in Borsa

«Questa giornata è la dimostrazione che in Italia le cose si possono fare per bene», ha detto l'ad di Poste Italiane, Francesco Caio, suonando la campanella di avvio delle contrattazioni sul listino milanese. In preapertura, il titolo aveva fatto segnare un rialzo del 9%, spinto da indiscrezioni sul piano industriale circolate su Internet e subito smentite dalla società rimandando all'«unico riferimento valido per la quotazione», ovvero il prospetto informativo. E già dai primi scambi, nelle sale operative si è capito che non sarebbe stato un debutto col botto: le azioni sono balzate in avvio del 2,3%, poi l'assestamento a +1,7% sempre attorno al prezzo dei 6,75 euro fissato in sede di Ipo, e a poco più di quattro ore dall'esordio il guadagno è stato azzerato. Nel pomeriggio la performance ha virato in negativo, finendo sui minimi di giornata (6,6 euro) per poi chiudere a 6,7 euro con un -0,74 per cento. Fitti gli scambi, con il passaggio di mano sul mercato di oltre l'8% del capitale. Buona la risposta dei fondi stranieri: le azioni sono state collocate «per l'80% all'estero», ha annunciato Caio:

Chi ha partecipato all'offerta puntando su un rapido apprezzamento è però rimasto deluso. Ma cosa ha raffreddato l'entusiasmo della vigilia che aveva fatto registrare un boom di richieste? Alcuni operatori fanno notare che Poste è uno dei quattordici titoli più grandi di Piazza Affari, quindi non devono essere previsti grossi scossoni ma movimenti graduali tipici dei cosiddetti titoli da «cassettisti», con limitato appeal speculativo. Altri puntano il dito sul prezzo «un po' tirato» che non avrebbe lasciato pienamente soddisfatti alcuni grandi investitori istituzionali, più propensi a stare sulla parte bassa della forchetta. C'è infine chi punta il dito sui fondamentali del gruppo. Come Ugo Arrigo, professore associato presso la Bicocca di Milano, che sul sito Lavoce.info ieri ricorda come per le Poste l'attività di recapito sia la meno importante e redditizia, superata di gran lunga dalle assicurazioni di Poste Vita e dal Bancoposta. E tuttavia è il segmento su cui ricade la maggior parte delle perdite. Un intreccio che sarebbe stato meglio sciogliere prima della quotazione.

I piccoli risparmiatori che hanno in mano il titolo dovranno avere pazienza e al di là delle oscillazioni sul listino, guardare ai dividendi (è previsto che la quota di utile distribuito ai soci non sarà inferiore all'80% negli esercizi 2015-2016) e al premio fedeltà (un'azione ogni venti possedute per chi le conserva almeno un anno).

Lo sostiene lo stesso ad Caio che in serata, durante la registrazione della puntata di Porta a Porta dedicata alla privatizzazione della società, ha detto che il titolo in Borsa avrà un «passo del montanaro», si tratta di un investimento «solido, di lungo periodo» e con un rendimento che «sarà tra il 4% e il 5%, allineato al rischio di impresa». Intanto, le banche d'affari starebbero già iniziando a lavorare alla prossima quotazione del Tesoro, quella di Enav (l'ente dei controllori di voto) attesa in primavera.

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