"Siamo in una situazione disperata". Giorgio Squinzi lancia l'allarme sulla disoccupazione giovanile: "Rischiamo di perdere una-due generazioni di giovani. Nel momento in cui i giovani fra i 19 e i 25 anni per il 40% sono disoccupati, questo è un problema tragico, che impatta sulla struttura sociale del paese", ha detto il leader di Confindustria.
"Sono a favore del posto fisso. Devono esserci meno posti di lavoro temporaneo e più posti di lavoro a tutto campo, ma anche la flessibilità", ha però aggiunto, "Chi entra nel mondo del lavoro pensando solo al posto per la vita, non ce lo possiamo più permettere. La competizione è globale, ognuno deve dare il proprio contributo per rendere imprese più competitive. Dobbiamo pensare a meccanismi di incentivazione dell’entrata dei giovani. Ad esempio, noi non abbiamo più in Italia l’apprendistato, che in Germania è importantissimo. L’ex ministro Fornero, infatti, stava per spingere sull’apprendistato".
Parole che attivano nel giorno in cui l'Istat rivela che lo stipendio di un precario vale in media il 25% in meno rispetto a quello di un lavoratore con posto fisso. Nel 2012, spiega l'istituto di statistica, la retribuzione media mensile netta di un dipendente a termine a tempo pieno si ferma a 1.070 euro, 355 euro in meno rispetto a un dipendente "standard".
Squinzi, inoltre, ha puntato i riflettori anche sulla "diffusa mentalità anti impresa manifatturiera" dell'Italia, dovuta in particolare alla "struttura normativo burocratica".
"La vera sfida è semplificare il Paese", ha aggiunto, spiegando che a soffrire sono soprattutto le imprese legate al mercato interno: "Chi esporta, in qualche modo ha tenuto. Chi è crollato sono imprese che operano sul mercato nazionale".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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