Non ho letto le 340 pagine che i legali della Banca Popolare di Vicenza hanno depositato al Tribunale di Venezia per un'azione di responsabilità verso l'ex presidente Gianni Zonin, cda e sindaci della precedente gestione. La sintesi che qualcuno ne ha fatto, fa rabbrividire Malagestio che ha portato al default: 32 esponenti dell'azienda chiamati a rispondere per danni causati di oltre un miliardo.
La giustizia farà il suo corso. Ma come è stato possibile arrivare al punto di non ritorno? Perché chi sapeva non ha sporto denuncia? Le domande, a mio parere, chiamano in causa la Banca d'Italia, l'organismo che per definizione dovrebbe svolgere il ruolo di autorità di vigilanza. Adesso ha contribuito alla costruzione del voluminoso j'accuse depositato in Tribunale. Ma non basta correre ai ripari quando la situazione è degenerata. Le troppe crisi bancarie che si sono succedute evidenziano confusione sul ruolo di Bankitalia. Non discuto la capacità professionale di chi vi lavora. Sono gli esiti insoddisfacenti che dovrebbero far riflettere il governo e il sistema delle banche. E condurre a una riforma dell'Authority, affidandole più poteri. Troppo spesso si ha la percezione che quell'istituto agisca con le mani legate: indaga, redige documenti, ma poi dove finiscono rilievi e denunce? Senza maggiori poteri è preferibile eliminare la sua funzione di vigilanza.
Occorre il coraggio di cambiare. E velocemente. Affinché il sistema bancario riacquisti la perduta reputazione.
Anche perché, come si evince dalla storia di Popolare Vicenza, non è più tollerabile che si agisca a buoi scappati; ad esempio, con i denari e beni del presidente Zonin, immagino, già messi al riparo. Auspico che almeno una parte del maltolto torni in cascina. Perché di fieno non ce n'è più!www.pompeolocatelli.it
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