Economia

«Draghi appoggiò Mps-Antonveneta»

«Draghi appoggiò Mps-Antonveneta»

L'inchiesta su Antonveneta della Procura di Siena è sempre più all'insegna di uno «scaricabarile» collettivo. Ex manager e soci forti del Monte dei Paschi, chi più chi meno, declinano le responsabilità nella scelta di acquisire a fine 2007 l'istituto padovano per 10,1 miliardi.
Secondo quanto emerso in uno degli interrogatori all'ex direttore generale Antonio Vigni, Bankitalia avrebbe appoggiato l'acquisizione. «Ricordo che Draghi disse che sarebbero stati al nostro fianco», ha dichiarato Vigni ai pm citando un incontro in via Nazionale a cui avrebbe partecipato anche l'allora governatore. L'inchiesta su Antonveneta si è già chiusa senza nessun addebito agli organi di vigilanza e a Bankitalia.
«A quella riunione partecipammo io e Mussari per la banca, il governatore Draghi, la dottoressa Tarantola (attuale presidente Rai), i dottori Saccomanni (ora ministro del Tesoro) e Clemente», ha detto Vigni ai magistrati Antonino Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso. Mussari, ha aggiunto, spiegò l'operazione nei suoi dettagli, «anche sotto il profilo del finanziamento e dell'aderenza al piano industriale». L'ex dg ha ricordato che «Tarantola poneva l'accento sui profili organizzativi» e che «ci dissero di non mettere loro fretta nella valutazione dell'operazione e nella procedura di autorizzazione, che dovevano essere rispettati i ratios patrimoniali: in mancanza di questo non ci avrebbero autorizzato». Infine, Vigni ha sostenuto che fu Tarantola a riferire che Banca Antonveneta «sul lato crediti, grazie all'opera di Montani (ex ad ai tempi di Abn Amro), non aveva scheletri negli armadi».
Il presidente uscente della Fondazione Mps, Gabriello Mancini, invece, secondo quanto emerge dai verbali degli interrogatori, ha affermato che l'ente - fino al 2011 azionista di maggioranza assoluta della banca - non guidava le scelte del Monte, ma le subiva. Mancini ha raccontato ai pm di essere stato informato dell'acquisizione dall'ex presidente Giuseppe Mussari e da Vigni, a trattativa ormai quasi chiusa, il 2 novembre 2007e di essere stato invitato a sottoscrivere il prestito Fresh nel 2008 «per risolvere i problemi di collocamento dei titoli». «Posso indicare in Mussari l'uomo forte della galassia Mps», ha dichiarato l'ex provveditore (direttore generale) dell'ente, Marco Parlangeli. Quando Mussari «era presidente della Fondazione era la Fondazione a recitare il ruolo di guida; quando divenne presidente della banca, era quest'ultima a dettare le scelte alla Fondazione», ha aggiunto. Parlangeli, sentito come persona informata dei fatti, ha detto di essere stato estromesso dalla Fondazione perché in disaccordo sull'aumento di capitale del 2008.
Intanto, a Siena prende piede l'ipotesi di affidare la presidenza della Fondazione a Francesco Maria Pizzetti, garante della privacy dal 2005 al 2012. La riunione della deputazione generale è fissata per domani.

Pizzetti, costituzionalista, è stato consigliere di Romano Prodi.

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