Economia

E ora aumentano le quotazioni di Fiumicino e Malpensa

La rivincita di Sea: se fosse stata quotata ai multipli a cui è stata ceduto l'aeroporto londinese di Stansted (15,6 volte l'Ebitda, cioè il margine operativo lordo) la società che gestisce gli scali milanesi avrebbe potuto arrivare addirittura ad una capitalizzazione di mercato di 2,2 miliardi di euro, quasi il doppio rispetto alle previsioni effettuate in base alla forchetta di prezzo calcolata in dicembre per l'Ipo, poi ritirata.
E Gemina (a cui fa capo il 95,9% degli scali cdi Roma) arriverebbe addirittura a sfiorare i 5 miliardi di capitalizzazione. Eppure per quanto riguarda la quotazione di Sea, l'operazione era saltata lo scorso dicembre nel disinteresse generale, visto che solo il 40% dei titoli era stato prenotato. Anche se già allora non mancava chi sosteneva che il Comune di Milano avesse dato il via libera all'operazione a multipli da saldo. Quanto a Gemina, al momento nel turbine dei progetti di integrazione di aggregazione con Atlantia (Sintonia, la holding della famiglia Benetton, controlla della prima il 35,9% del capitale e della seconda il 46,4%) si parla di valorizzazioni notevolmente inferiori alla base dell'ipotizzata Opas.
«È sempre difficile paragonare le situazioni sia per di dimensioni che per traffico. Per di più è evidente che l'operazione londinese incorpora un premio legato al controllo dello scalo» sostiene un esperto che preferisce l'anonimato. E che poi aggiunge: « Per di più gli scali milanesi e romani soffrono dell'incertezza legata ad Alitalia, mentre Stansted si è sviluppata grazie alle compagnie low cost, in particolare a Ryanair». È in ogni caso tutto sommato più che legittimo attendersi un maggiore apprezzamento anche degli scali italiani che al momento non valgono in Borsa la metà di Stansted. Si consideri in merito che, secondo le stime di Equita sim, Gemina vale 7,4 volte l'Ebitda e Save ancora meno (5,7 volte).
È stata proprio la notizia della cessione da Baa (gruppo Ferrovial) al Manchester Airport Group, per motivi di Antitrust, del terzo scalo londinese, avvenuta nel fine settimana, a rimescolare le carte. La vendita è avvenuta a 1,5 miliardi di sterline, una valorizzazione pari a 15,6 volte l'Ebitda stimato sul 2012 e un premio sulla Rab (regulated asset base) del 10% circa, «sostanzialmente in linea con le recenti transazione nel settore (ad esempio quella per l'aeroporto di Lisbona, avvenuta ad un multiplo di 16 volte, o quella per lo scalo di Edimburgo, a 15 volte)» scrive in merito Equita secondo cui tuttavia «i multipli pagati rappresentano una forte indicazione per il settore e sottolineano l'interesse per questa tipologia di asset con caratteristiche di scarsità e alta visibilità». Per di più, a giudizio del broker, gli scali italiani possono contare su «un sistema regolatorio più attraente (dual-till) rispetto a Stansted, che potenzialmente permette di ottenere maggiore upside in caso di sviluppo delle attività commerciali».


Ovvero, per quanto riguarda i maggiori aeroporti italiani, Roma, Milano e Venezia comprese, non c'è limite ai ritorni derivanti dalle attività commerciali.

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