Economia

Ecco le 7 ragioni che smontano la patrimoniale rossa

In un suo intervento, il Professore Ordinario di Economia Aziendale, Pro-Rettore alla Formazione Manageriale Postgraduate dell'Università LUM di Bari, Francesco Manfredi, ha elencato i sette motivi che non possono essere ignorati in materia di patrimoniale.

Ecco le 7 ragioni che smontano la patrimoniale rossa

Motivi etici, fiducia Stato-cittadino, disincentivo dell'attività imprenditoriale fino ad arrivare alla perdità di posti di lavoro. Un climax discendente a dir poco spaventoso quello fatto emergere da Francesco Manfredi, Professore Ordinario di Economia Aziendale, Pro-Rettore alla Formazione Manageriale Postgraduate dell'Università LUM di Bari che in un suo intervento si è soffermato sul dibattuto tema della patrimoniale. Il professore, partendo dall'analisi di alcuni rapporti e studi dell'Oecd - Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ha voluto stilare una lista di ben sette motivi da considerare ogni qual volta si debba parlare di patrimoniale: non motivi ideoligici o associabili a determinati schieramenti politici, bensì basati sugli effetti che potrebbero generarsi a catena nel nostro paese.

La sinistra vuole la patrimoniale

Come riportato da Italia Oggi, dopo aver smontato l'ipotesi della "dote di 10.000" destinata ai neo diciottenni, il Professor Manfredi ha poi portato avanti una lunga e precisa disamina volta a mettere in guardia istituzioni, addetti ai lavori e cittadini sui possibili effetti della patrimoniale: "Si può ritenere accettabile un livello di imposizione che non leda le libertà del cittadino e che sia mantenuto entro i limiti strettamente necessari, altrimenti sarebbe in contraddizione con la ragion d'essere e il fondamento stesso dello Stato. In The role and design of net wealth taxes in Oecd, un recente e autorevole studio sul tema, vi è il seguente passaggio: 'Ci sono argomenti forti per introdurre un'imposta sul patrimonio in quei Paesi con un medio-basso livello di imposte sul reddito e di imposte sui trasferimenti di ricchezza'. Secondo l'Oecd, quindi, è da ricercarsi un equilibrio tra imposizione sui redditi e imposizione sui patrimoni; non è sostenibile, né economicamente né eticamente, che si aumenti in modo indiscriminato sia la prima tipologia d'imposta che la seconda. Nel nostro Paese vi sono una decina di imposte sui patrimoni tra cui Imu/Tasi l'imposta su successioni e donazioni, l'imposta sulle transazioni finanziarie, l'imposta di bollo, l'imposta di registro, il bollo auto, il canone radio Tv, per un totale di circa 50 miliardi all'anno. Tale significativa, ancorché diversificata, opera di imposizione sui patrimoni porta il contribuente italiano a sopportare un prelievo ben al di sopra della media Oecd, in un contesto nel quale, come già ricordato, anche l'imposizione sul reddito è tra le più alte. Secondo uno studio di The European House-Ambrosetti sommando tutte le imposte (lavoro, profitti, patrimoni) l'Italia ha il triste primato in Europa, circa il 20% in più della media dei paesi europei".

Basterebbe - forse - questo a far storcere il naso a chiunque, persino ad una sinistra che trascinata dalle parole dal duo Letta-Speranza sembra, al contrario, fare dell'aumento alle tassazioni la propria nuova bandiera. Se il primo, infatti, avrebbe proposto di creare una dote per i diciottenni, finanziata aumentando la tassa di successione per i patrimoni oltre i 5 milioni di euro (proposta di fatto già messa in standby dal Premier Draghi), la battaglia di Speranza sarebbe - invece - quella di una nuova patrimoniale sul "modello tedesco". A tal proposito, i 7 motivi proposti dal Professor Manfredi non sono altro che un ulteriore invito a rivedere le proprie idee.

I 7 motivi contro la patrimoniale

"Vi sono, dunque, almeno 7 motivi concreti - spiega il Professor Manfredi - per maneggiare con grande cautela l'arma (a doppio taglio) della patrimoniale. La prima motivazione è prettamente etica e riguarda la correttezza della cosiddetta doppia tassazione nei rapporti tra Stato e cittadino: è moralmente accettabile che lo Stato tassi patrimoni che si sono ottenuti con redditi a loro volta già tassati? I «limiti strettamente necessari per il conseguimento degli scopi di utilità sociale» non si sono già raggiunti con il primo prelievo? Come si giustifica (seriamente) il secondo? La seconda motivazione è legata al livello di fiducia dei cittadini-consumatori; la fiducia è componente fondante i processi di scambio economico e la sua perdita o corrosione, come nell'attuale momento storico, comporta una diminuzione delle possibilità di ripresa e di sviluppo economico. I cittadini reagirebbero aumentando il risparmio, diminuendo consumi e domanda di beni e servizi, togliendo dal mercato capitali oggi fondamentali per la ripresa economica e provocando quindi un ulteriore effetto recessivo. Terzo, entrambe queste motivazioni, che rappresentano di fatto una rottura del rapporto di fiducia Stato-cittadino, possono inoltre portare all'espatrio o all'immersione di capitali con un ulteriore danno per l'economia e lo Stato stesso. La quarta motivazione è legata alle potenziali distorsioni che deriverebbero al risparmio e agli investimenti: come si modificheranno le propensioni e i comportamenti di risparmio e d'investimento in chi sa che quello che riuscirà a risparmiare verrà nuovamente tassato? Come si orienterà verso quegli investimenti immobiliari, come la casa, che rappresentano una delle leve per garantire la sicurezza futura delle famiglie e quindi la predisposizione a creare nuove famiglie? Come si orienterà verso i titoli di uno Stato visto come gabelliere, proprio nel momento storico in cui quello stesso Stato ha grande bisogno di raccogliere il risparmio privato per riportare il debito pubblico in Italia e diminuire il rischio di speculazioni finanziarie?"

"La quinta motivazione è legata alla disincentivazione dell'attività imprenditoriale, cioè alla tensione a produrre ricchezza. Gli imprenditori, già pesantemente colpiti da vari tipi di imposte e tasse, quale spinta possono avere alla difesa o allo sviluppo delle loro attività, a sopportare i tanti sacrifici personali ed economici, a fronteggiare i rischi crescenti che derivano dalle stravolte dinamiche dei mercati, se alla fine della loro fatica troveranno solo l'ennesimo tributo da pagare? La sesta motivazione va ricercata nel fatto che storicamente l'imposta patrimoniale colpisce in particolar modo i beni immobili, in quanto più facili da identificare e tassare; questo significa che pochi settori, in particolare quello dell'edilizia con i suoi fornitori, rischiano di vedersi scaricare addosso larga parte degli effetti depressivi diretti di tale imposta, aumentando ulteriormente le condizioni di difficoltà in cui già da anni versano.

La settima motivazione, conseguenza delle precedenti, è la perdita di posti di lavoro, perdita che genera allo Stato un'ulteriore diminuzione delle entrate fiscali sui redditi".

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