Più soldi, un futuro industriale di respiro europeo, ma pochissimo controllo sulle scelte strategiche; oppure un maggiore potere sull'azienda, ma l'incertezza sul futuro industriale dettato da un partner finanziario.
Il dossier Ita, l'ex Alitalia pone iI governo Draghi davanti a un bivio. Dopo aver aperto le buste con le due offerte migliorative i dettagli che trapelano lasciano intendere che i due progetti hanno due nature molto diverse: una più industriale e una più finanziaria.
L'ago della bilancia penderà ancora una volta dove la politica sceglierà di collocare Ita. Non senza conseguenze per le casse dello Stato, per il futuro del gruppo, per l'occupazione. Anche per questo, il dossier è intrecciato a doppio filo alle elezioni e la politica continua a litigare mentre gli advisor lavorano con il Mef alla definizione dei dettagli.
Guardando all'offerta del fondo Certares, quindi quella più finanziaria, il fondo avrebbe la maggioranza lasciando un 10% ad Air France e collaborando con Delta Airline. Di fatto però gran parte della governance così come attualmente disegnata lascia la cloche in mano al governo: oltre i 42% dei diritti di voto sarà attribuita al Mef che potrà scegliere due consiglieri su 5 e nominare il presidente che avrà pieni poteri su occupazione e scali strategici. In questa prospettiva, il ruolo di Certares sarebbe di attrarre e convogliare turisti soprattutto americani su destinazioni italiane.
La seconda offerta vede Msc al 60% e Lufthansa al 20% con il Mef che avrà fino al 20%. Di fatto si tratta di un'offerta più industriale che può contare su un piano di integrazione cielo-mare e una forte spinta sul cargo che favorirebbe il mercato italiano e lo scalo di Malpensa. Fiumicino diventerebbe poi l'hub di Lufthansa del Mediterraneo. Come ogni socio industriale che si rispetti però lo Stato avrebbe un ruolo marginale. E in un futuro cda, Msc avrebbe tre posti mentre Lufthansa e il Tesoro uno ciascuno. Lo Stato incasserebbe 850 milioni e non dovrebbe più sostenere l'azienda dopo i miliardi versati per mantenerla in vita. Miliardi che diventerebbero aiuti di Stato per Bruxelles se la vendita non andasse in porto entro dicembre. Un doppio fronte che agita la politica che punta a spostare il dossier a dopo le elezioni. «Dal 25 settembre in poi tutto potrà cambiare e al rilancio della nostra compagnia aerea di bandiera penserà chi governerà», aveva detto la leader di Fdi, Giorgia Meloni. Quanto a Ita «siamo arrivati alla conclusione, se può decidere il nuovo governo è meglio» ha ribadito ieri il vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani al Meeting di Rimini. «Il tema di Ita va tolto dalla campagna elettorale», ha aggiunto il segretario del Pd, Enrico Letta.
Più pragmatici i sindacati: «Bene la privatizzazione, ma il governo deve mantenere una piccola parte», ha detto Fabrizio Cuscito (Filt Cgil). Per evitare un futuro braccio di ferro, il governo Draghi potrebbe inserire nel contratto una penale che blinda la vendita.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.