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Covid, c'è una tassa "nascosta" che può strangolare le imprese

Circa 2 miliardi di metri quadri di superfici non residenziali da sanificare, con una spesa di 2,5 miliardi di euro per rispondere a questa esigenza. È uno degli aspetti che emergono dallo studio di settore realizzato dal Cresme e promosso da Confindustria Servizi Hcfs

Covid, c'è una tassa "nascosta" che può strangolare le imprese

Si tratta di una somma non indifferente per le imprese, che potrebbero trovarsi in grossa difficoltà a sostenere un costo così ingente per rendere sani i propri ambienti di lavoro.

“Abbiamo calcolato la spesa complessiva delle superfici non residenziali da sanificare in 2,5 miliardi di euro, corrispondente ad una superficie di circa 2 miliardi di metri quadri”. Lo ha evidenziato Lorenzo Mattioli, presidente di Confindustria Servizi Hcfs e di Anip Confindustria, illustrando lo studio Pulizia, igiene e sicurezza: il nuovo mercato dei Servizi, realizzato dal centro ricerche Cresme e promosso dalla stessa Confindustria Servizi Hcfs. In un’intervista a ilgiornale.it Mattioli presenta i dati del mercato e spiega cosa serve a livello normativo per regolamentare questo settore, che assume un'importanza strategica in questa fase di emergenza sanitaria.

A quanto ammonta la spesa per sanificare le superfici non residenziali e quanti sono i metri quadri di superficie da rendere sani in Italia?

Abbiamo calcolato la spesa complessiva delle superfici non residenziali da sanificare in 2,5 miliardi di euro, corrispondente ad una superficie di circa 2 miliardi di metri quadri. Questi dati, frutto di una rigorosa ricerca scientifica condotta dal Cresme, che finalmente colma un vuoto sull’esatto valore di questo mercato, li mettiamo a disposizione delle istituzioni e degli stakeholder per consentire scelte rigorose e adeguate alla sfida di sanificare il Paese. Per noi, la sanificazione è il primo grande cantiere da avviare per la fase 3 dell’Italia.

Si può quantificare la spesa per ogni settore: scolastico, ospedaliero, alberghiero, commerciale?

Certamente: considerando il prezzo indicativo tra 1,20 e 1,50 euro a metro quadro, abbiamo calcolato gli importi per ogni categoria di rischio infettivo degli, per tipologia di immobile e di spazio. Per sanificare e pulire gli uffici occorrerebbero, al netto di Iva, 148 milioni di euro per superfici di circa 135 milioni di metri quadri; per gli ospedali 35,8 milioni di euro (superficie circa 33 milioni di metri quadri); per le scuole 101,3 milioni di euro (superficie 93 milioni di metri quadri); per gli alberghi 73 milioni di euro (corrispondente ad una estensione di 67 milioni di metri quadri). Arriva a 403 milioni di euro la stima per sanificare le superfici commerciali (circa 370 milioni di metri quadri) ed oltre un miliardo di euro per l’industria (estensione 935 milioni di metri quadri).

Quali sono le ricadute per questo comparto?

Le ricadute sono importanti in termini di possibile crescita per il settore. La pulizia, l’igiene e la sicurezza, costituiscono una famiglia di servizi ormai fondamentale e non più una operazione accessoria, ha impegnato le nostre imprese durante il lockdown soprattutto in ambito sanitario. La riapertura del Paese in sicurezza, oggi vede estendere la sanificazione praticamente in tutti gli ambienti chiusi, poiché considerati a maggiore rischio. Sotto il profilo della manodopera, cresce la richiesta di addetti qualificati e pensiamo che il comparto possa far registrare una ulteriore crescita anche in termini di aziende.

Cosa manca a livello normativo per regolamentare il mercato della sanificazione?

Le accresciute esigenze legate a ridurre il rischio infettivo hanno innalzato le richieste di sanificazione. Questo, purtroppo, ha aperto ad un vero e proprio far west, con l’ingresso di imprese non qualificate, senza il benché minimo requisito e conoscenza di problematiche, processi e prodotti. Alimentando, aspetto non secondario, una dannosa concorrenza a discapito di imprese che, storicamente, si occupano di sanificazione.

A livello normativo occorrono maggiori garanzie per chi opera nella correttezza e nel rispetto dei protocolli: più in generale il comparto chiede una legge quadro sui servizi che lo tuteli e che possa arginare le storture del mercato determinate da un sistema degli appalti che ancora non riesce a scongiurare le aggiudicazioni al massimo ribasso. Come federazione dei servizi ci stiamo mobilitando per colmare questi gap: tra qualche giorno, (il 6 Luglio alle ore 15:00 sui canali social della associazione) solo per fare un esempio, presenteremo il primo manuale italiano della sanificazione. Un compendio tecnico e giuridico che ci auguriamo possa diventare punto di riferimento nel nostro Paese.

Quale peso ha il settore dei servizi nell’economia italiana?

Questo è un comparto labour intensive. Gli occupati nei servizi sono più di 16,4 milioni e rappresentano il 70% degli occupati in Italia. Per fare un raffronto con gli altri settori: gli occupati nell’industria sono il 20%; gli occupati nelle costruzioni il 6%, gli occupati nell’agricoltura il 4%. Inoltre il peso percentuale dell’occupazione terziaria sul totale dal 2008 al 2019 è cresciuto di 3 punti percentuali. In questo contesto Confindustria Servizi Hcfs rappresenta un bacino 53.500 imprese, 532.500 addetti e 21,2 miliardi di fatturato.

Per entrare nello specifico, il settore dei servizi di pulizia e di facility services integrati assorbe la quota principale del mercato, pari a 35 mila imprese e 470 mila addetti. L’ambito dei servizi di lavanderia, industriale e non, e di noleggio biancheria, vanta 17 mila imprese attive e 49 mila addetti. I servizi di sicurezza sul lavoro contano circa 1.000 imprese e 7.000 addetti, mentre i servizi di igiene in ambito sanitario sono una nicchia specializzata di mercato, rappresentata da circa 200 operatori con circa 4.

700 addetti.

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