L’appuntamento è per mercoledì. Riunione del Cda di Telecom Italia Media, editore di La7 e Mtv. E inizio dello show. No, non quello con Fazio e Saviano, in onda tra una settimana. Roba seria. Stanca di aprire la cassaforte tutti gli anni per colmare il passivo, Mediobanca ha suonato il gong: vendere. Vendere i gioiellini tv del gruppo Telecom. Resta da decidere se il 100 per cento, come vorrebbe il presidente Franco Bernabè. Oppure una quota maggioritaria. In tutti i casi, Telecom vorrebbe mantenere la proprietà delle frequenze e delle torri per la trasmissione del segnale, da affittare al futuro proprietario. Che dovrebbe essere uno tra questi: Carlo De Benedetti, presidente del Gruppo Espresso o Urbano Cairo, gran capo di Cairo Communication e già concessionario di Telecom Italia Media. Più defilati Tarak Ben Ammar, imprenditore franco tunisino vicino a Mediaset, e Hamad bin Khalifa Al Thani, emiro del Qatar e fondatore di Al Jazeera. Ultimo degli outsider, non si esclude l’interessamento di Diego Della Valle, uscito dal Patto di sindacato di Rcs e in rotta di collisione con Mediobanca. In questo caso l’operazione sarebbe assai complessa.
L’esborso necessario per acquisire la totalità degli asset di La7 e Mtv, impianti di trasmissione compresi, è di circa 530 milioni, tra valutazione di Borsa e debito finanziario consolidato. Proprio Mediobanca, insieme con Generali, entrambi soci Telecom, spingono per la vendita del giocattolino dispendioso. La crisi morde e il passivo cresce: meglio puntare sul business industriale, liberandosi delle grane editoriali, fonti di cospicue perdite. Ovvio che i vertici di Telecom non siano entusiasti dell’operazione. Voci incontrollate riferiscono anche di un Giovanni Stella, ad di TI Media, in uscita verso la Rai. Ma nella Tv di Stato difficilmente «er Canaro» avrebbe la libertà di manovra di cui ha goduto a La7. E il direttore Paolo Ruffini? Chi l’ha visto l’ha trovato piuttosto pensieroso. Tutti potrebbero rimanere solo se Telecom conservasse una consistente quota di azioni. Altrimenti intoneranno anche loro con Fazio e Saviano Quello che non ho (più).
La voce della vendita della rete di Mentana e Lerner circola da oltre un anno, nel corso del quale, di volta in volta, sono andati in onda Rupert Murdoch, Ben Hammar, Cairo. Immancabilmente il titolo schizzava in Borsa. Altrettanto immancabilmente arrivavano le smentite. Un paio di giorni fa, nel corso di un festival su tv e nuovi media a Dogliani, dov’è di casa, De Benedetti è uscito allo scoperto. «Un anno fa ero sinceramente interessato a comprare La7, ma Bernabè si divertiva troppo con il suo giocattolo anche se doveva seguire la telefonia. Oggi credo che dovrà venderla a causa della durezza della crisi, ma sarà lui a dovere pregare me», ha sottolineato senza giri di parole l’Ingegnere. «Io non ho ancora maturato un’idea, nel contesto della crisi attuale, pubblicitaria ma anche televisiva». Mentre De Benedetti condiva la sua esternazione con l’elogio di Mentana («un telegiornalista straordinario, il più bravo che c’è»), Giovanni Minoli, presente al dibattito, la commentava parlando di «inizio di trattativa».
Forte del buon lavoro della sua concessionaria di pubblicità (+32,1% nel 2011 e +31% nel primo trimestre 2012), il contendente più accreditato dell’editore di Repubblica è Cairo. Il patròn del Torino calcio entrerebbe con una cordata di investitori stranieri interessati al business televisivo. La partita è solo all’inizio e ci vorrà tempo per capire come andrà a finire. È ancora possibile che non se ne faccia nulla. Una volta comprata, una televisione bisogna anche gestirla, riempiendo il palinsesto 365 giorni all’anno per 24 ore al giorno. La7 di oggi non ha più lo smalto del 2011. Per contro, è più abbordabile e costa meno. Inoltre, è cambiato sia lo scenario politico che quello televisivo. Oggi i canali sono un’infinità, presto sarà indetta l’asta per le nuove frequenze e si affacceranno nuovi soggetti editoriali. Parlare di «terzo polo» ha sempre meno senso. Solo Michele Santoro era in trattativa con Giovanni Stella allora come adesso.
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