Il traffico dati via cellulare batte gli sms. Lo certifica la relazione annuale dell'Agcom presieduta da Angelo Cardani. Succede dunque che nel 2011, per la prima volta, gli italiani hanno speso di più per il web da cellulare che per i messaggini: 2,41 miliardi (+17,7% sul 2010) contro 2,33 miliardi (+1,5%). Un sorpasso annunciato dal boom degli smartphone, i cellulari tuttofare, e dei tablet strumenti che sono capaci di collegarsi con grande facilità a Internet in mobilità. E dunque l'uso di social network e di altri siti tipo Skype ha, almeno in parte, sostituito l'uso dei normali sms. Ma il mercato delle tlc non brilla. L'incidenza del settore sul Pil è scesa dal 2,71% al 2,57%. E dunque anche i ricavi degli operatori sono calati, anche per effetto del ribasso della tariffe, a 40,59 miliardi di euro (-3,7%).
A soffrire di più sono le comunicazioni da fisso scese del 3,9% ma anche il mobile perde fatturato: - 3,6%. E prosegue per Telecom «l'erosione della quota di mercato» che scende dell'1% dal 48,6 al 47,4%. «La quota persa - spiega Agcom - viene distribuita su Vodafone e Wind (+0,7% ciascuno), mentre flessioni sono registrate per Fastweb, H3g e Bt Italia». Sul fronte del traffico quello vocale su rete mobile è comunque è in crescita, sfiorando 136 miliardi di minuti, valore che ormai supera di oltre il 60% quello della rete fissa. Quanto alla penetrazione della banda larga è di poco superiore al 22% dei cittadini mentre la media europea è del 28% con punte del 35,7% in Francia e del 33,4% in Germania. Anche il settore televisivo soffre con ricavi in calo da 9,02 miliardi a 8,89 miliardi. In flessione la pubblicità (-4,2%),che resta comunque la principale fonte di finanziamento, soprattutto della televisione in chiaro, e mantiene quindi una forte incidenza, pari al 46,1% delle risorse totali. In controtendenza con i ricavi pubblicitari, il canone del servizio pubblico e le offerte a pagamento hanno conosciuto un lieve incremento (rispettivamente 1,4% e 0,9%).
Quanto all'editoria anche qui i ricavi si sono contratti tranne che per l'online. In discesa il fatturato dei quotidiani a 2,89 miliardi (-1,9%) e dei periodici a 3,27 miliardi (-4%), mentre l'editoria elettronica sale a 501,73 milioni (+24,4%).
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