
Cosa accade quando una Fondazione con finalità di pubblico interesse - con oltre 9 miliardi di patrimonio a garanzia delle pensioni di circa 200mila agenti di commercio - ne affida la gestione a una società i cui vertici coincidono con i propri? È la domanda che aleggia attorno a Enasarco, la cassa previdenziale degli agenti di commercio, che negli ultimi due anni ha canalizzato oltre 800 milioni di euro verso un solo soggetto: Miria Sgr.
Miria ex Gwm, società lussemburghese al centro di vecchie inchieste internazionali, compresa quella sul palazzo di Sloane Avenue finito nel mirino della giustizia vaticana è stata acquistata da Enasarco nell'ottobre 2023 per circa 43 milioni. Rinominata nel luglio 2024, è diventata in breve tempo il centro di gravità finanziario dell'ente. Le sono già stati affidati asset strategici come la sede di via Usodimare a Roma, il 4% di BF e il 3% di Banco Bpm. L'obiettivo è superare i 5 miliardi di masse gestite e diventare un punto di riferimento per l'intero sistema delle casse previdenziali.
Il progetto è ambizioso: Miria si propone come gestore patrimoniale anche per Enpam, Inarcassa, Cassa Forense e Cdp Venture, per un potenziale totale di 70 miliardi. Un'iniziativa cui il governo non dovrebbe essere ostile visto che il capo di gabinetto della premier, Gaetano Caputi, siede anche nell'organismo di vigilanza di Enasarco con un incarico da circa100mila euro l'anno.
Ma chi governa Miria? I vertici di Enasarco. Cinque consiglieri, incluso il direttore generale Antonio Buonfiglio (in foto), siedono anche nel consiglio di amministrazione della Sgr. Si tratta quindi di una gestione in house nella forma, ma con compensi aggiuntivi per i membri del doppio board.
Buonfiglio, già sottosegretario all'Agricoltura e figura storica del centrodestra romano, secondo alcune fonti, sarebbe considerato il regista dell'operazione. Accanto a lui, il vicepresidente di Enasarco Giuseppe Capanna anche direttore generale di Confesercenti ricopre incarichi tanto nell'ente quanto in Miria. Nel 2024, Confesercenti ha vinto una gara negoziata da 42 milioni per la gestione dell'assistenza sanitaria degli iscritti Enasarco, dopo quattro bandi andati deserti.
A livello formale, tutto avviene nel rispetto delle regole. Anzi, Enasarco sottolinea come la strategia abbia già riportato sotto giurisdizione italiana 800 milioni prima gestiti all'estero. A maggio, è stata deliberata una riorganizzazione che prevede la creazione di due partecipate una immobiliare, una finanziaria direttamente controllate dall'ente. Eppure, restano alcune domande aperte. Può un ente previdenziale affidare l'intero patrimonio a una società dove siedono gli stessi amministratori dell'ente, senza che ciò implichi un rischio di conflitto d'interesse? E può un soggetto vigilato essere gestito anche solo parzialmente da chi è chiamato a vigilare?
Il bilancio di Enasarco è solido. I numeri parlano di un utile cumulato di oltre 1 miliardo in tre anni.
Ma in attesa dei rinnovi nei vertici delle casse (inclusa Enasarco i cui iscritti sono chiamati al voto dal 6 al 16 giugno) e con un dossier già all'attenzione del ministero del Lavoro, si può davvero escludere che un meccanismo tanto concentrato non presenti vulnerabilità?