Eridania francese? Non è un'amara notizia

Tutte le volte che un'azienda italiana di nome passa sotto il controllo di gruppi esteri avverto un generalizzato senso di sconforto. Fiumi di inchiostro per certificare il sopraggiunto impoverimento del nostro Paese. Adesso ci si rammarica del fatto che dopo 117 anni di onorata carriera lo zucchero Eridania non è più italiano; i soci del gruppo Maccaferri hanno deciso la cessione del 51% ai francesi di Cristal Union. Il closing è calendarizzato per fine luglio. La liberalizzazione del mercato saccarifero ha reso meno competitiva l'Italia rispetto ad altre imprese che agiscono nel continente. Di qui la scelta di passare la mano. In questa come in precedenti e future mosse dello stesso segno vedo solo lungimiranza e apertura. Non ha più senso preoccuparsi di chi sia la proprietà di un'azienda, bensì auspicare che tali passaggi garantiscano investimenti per acquisire nei settori di riferimento quote di mercato. Ciò che conta è la salute e la crescita di un'impresa, non l'italianità costi quel che costi. Ad esempio, in passato abbiamo visto l'assoluta inutilità a fare muro a interventi internazionali che potevano magari salvare e rilanciare questa o quella azienda che gravitava in orbita statale. Resistenza miope che abbiamo pagato a caro prezzo. In Italia non si comprende che le regole del gioco le scrive il mercato. Che i passaggi di proprietà appartengono alla normalità. C'è sempre chi compra e chi vende. Certo farebbe piacere anche a me apprendere di nostre acquisizioni all'estero. Purtroppo la realtà dice esattamente il contrario: la globalizzazione a senso unico conferma la crisi conclamata del Sistema Italia.

Ma la risposta al perdurare di questo deficit strutturale non può mai essere l'Italia che si chiude nel suo fortino presidiato dalla mentalità statalista. Conviene sostenere l'Italia che pensa privato, quella dalla parte della libertà d'impresa.

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