"Etruria e le altre potevano salvarsi"

"Il Fondo interbancario libero di intervenire". Ipotesi risarcimento

"Etruria e le altre potevano salvarsi"

La Corte di giustizia Ue ha respinto il ricorso della Commissione europea contro la sentenza del Tribunale relativa alle misure adottate dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (Fitd) per il salvataggio della Banca Tercas. Rigettando l'impugnazione presentata dalla Commissione, la Corte, riunita in Grande Sezione, ha precisato la propria giurisprudenza in materia di imputabilità allo Stato di misure di aiuto concesse da un ente di diritto privato che non è né un organismo statale né un'impresa pubblica, com'è appunto il caso del Fitd.

Ma la sentenza ora definitiva riapre vecchie e profonde ferite, perché lo schema bloccato dalla Commissione Ue - e dal Commissario rimasto all'Antitrust anche con la Commissione attuale, Margrethe Vetager - è stato lo stesso che il governo Renzi ha seguito nel 2015 per la liquidazione di Pop Etruria, Banca Marche, CariChieti e CariFerrara.

Non a caso il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, esprime «grande soddisfazione» per la sentenza. L'intervento del Fitd su Tercas «fu solo il primo ad essere predisposto e bloccato dalla precedente Commissione europea che così bloccò conseguentemente anche i seguenti interventi preventivi del Fitd per i salvataggi delle quattro banche, a cominciare dalla Cassa di Risparmio di Ferrara che lo aveva anche approvato in assemblea», sottolinea Patuelli.

Se, infatti, si fosse utilizzato il Fondo interbancario, anche Etruria, Ferrara, Chieti e Marche si sarebbero salvate, evitando l'azzeramento delle obbligazioni subordinate, costato caro a migliaia di piccoli risparmiatori. Immediate e prevedibili anche le reazioni politiche.

«La sentenza della Corte di Giustizia Europea chiude il caso dei presunti aiuti di Stato nella vicenda Tercas, aprendo un importante tema politico», dicono il senatore Alberto Bagnai, responsabile economico della Lega e l'eurodeputato Marco Zanni, capogruppo di Identità e Democrazia. «La decisione del Commissario europeo alla concorrenza, Margarethe Vestager, di non autorizzare l'intervento del Fondo, una decisione che provocò gravissimi danni, viene definitivamente riconosciuta come errata. Si pongono ora due importanti problemi. Il primo è evidentemente quello del risarcimento del danno subito dall'istituto per colpa di un provvedimento ingiusto. Si pone poi un problema politico: l'atteggiamento interventista della Vestager e quello passivo del ministro Padoan portarono, sempre nel 2015, alla risoluzione anticipata delle quattro banche (Etruria, Marche, Carife, Carichieti), che avrebbero potuto essere salvate anche loro coi soldi del Fondo Interbancario».

Reazione anche in casa Cinque Stelle, per chiedere «al Governo di attivarsi in sede europea, per quantificare i danni causati dalla decisione errata della Commissione e ottenere il risarcimento totale dei danni conseguenti alla mancata

ricapitalizzazione delle banche regionali da parte del Fondo interbancario». Lo comunicano in una nota i senatori M5s Daniele Pesco e Gianmauro Dell'Olio, rispettivamente presidente e capogruppo della Commissione Bilancio del Senato.

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