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Quel fair play di Orcel sui posti in cda

L'annuncio sui rapporti tra Unicredit e Commerzbank - "È normale che tra noi ci si parli" - gronda fair play

Quel fair play di Orcel sui posti in cda
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È fin troppo chiaro che la conclusione dell'affare Unicredit-Commerz non potrà che tradursi nell'aggregazione tra i due gruppi bancari. Magari non accadrà domani, ma la conclusione è pressochè scontata. «Abbiamo già fissato un incontro per domani. Unicredit è un investitore in Commerzbank ed è dunque normale che tra noi ci si parli», ha annunciato ieri a Londra la ceo di Commerz, Bettina Orlopp, protagonista della prima levata di scudi contro il blitz della banca italiana.

Un annuncio che dopo le barricate, d'improvviso gronda fair play, così come pregna di diplomazia è parsa la rassicurazione del ceo Andrea Orcel sul fatto che la banca da lui guidata non chiederà rappresentanti in cda. Non li chiederà ora, visto che sia Orlopp che Orcel qualificano il 21% del capitale di Commerz in mano a Unicredit un puro investimento finanziario. Ma che accadrà quando il puro investimento sarà cresciuto al 30%, cosa che - Bce permettendo - potrebbe accadere entro poche settimane? Si dubita fortemente che Orcel non farà valere, pur nel rispetto della volontà di tutti gli stakeholders, la sua posizione di azionista di riferimento. E ci mancherebbe, visto che per allora l'impegno finanziario di Unicredit sarà cresciuto a non meno di 5 miliardi. La verità è che stiamo assistendo a un gioco delle parti, dove a Berlino - accortisi troppo tardi dei piani di espansione di Unicredit - ora si cerca di vendere cara la pelle (quanto a mantenimento degli occupati e di autonomia dell'istituto); e a Milano, consapevoli che non si può umiliare più che tanto una Paese che fino a ieri dettava l'agenda europea, si fa del fair play virtù, persino contro natura conoscendo Orcel. La verità è che siamo di fronte al primo assaggio, tribolato come sempre accade quando i sistemi si innovano, della tanto auspicata costruzione dell'Unione Bancaria.

Non è infatti credibile che sia proprio la Germania a frenare il processo: sarebbe la

prima concreta picconata all'Unione Europea, dalla quale proprio i tedeschi, in questo particolare momento, avrebbero tutto da perdere. Ma saprà Unicredit sopportare il peso di una tale responsabilità? Lo sapremo vivendo.

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