Fca, ipotesi spin off su Alfa e Maserati

Voci di scorporo o cessione per azzerare il debito nel 2018. Il precedente della Ferrari

Fca, ipotesi spin off su Alfa e Maserati

Si scalda il clima attorno a Fca. E non solo per l'approssimarsi dei primi due eventi pubblici del nuovo anno - il Ces di Las Vegas e l'Auto Show di Detroit - che vedranno il gruppo tra i protagonisti. Proprio dagli Usa, infatti, sono rimbalzate nelle ultime ore ipotesi, non commentate da Fca, nelle quali si torna a parlare di possibili dismissioni o spin-off (l'attribuzione in capo agli azionisti Fca delle azioni di una società del gruppo, con la conseguente uscita dal perimetro) che servirebbero ad azzerare il debito, come previsto dal piano al 2018, stimato per questo 2016 sotto quota 5 miliardi. Tra le società indiziate resta Magneti Marelli, la cui cessione alla coreana Samsung è saltata di recente e che «potrebbe vivere anche da sola», come affermato tempo fa dall'ad Sergio Marchionne, sulla falsariga di quanto è stato fatto per Ferrari, ovvero essere oggetto di uno spin-off e quindi andare in quotazione. Già ora, tra l'altro, oltre la metà del suo business riguarda commesse extra Fca. Questa volta, però, Alexander Haissl, di Berenberg Bank, fa i nomi anche di Maserati e Alfa Romeo, precisando trattarsi comunque unicamente di ipotesi.

Guardando la struttura del gruppo, si nota come Maserati (100% di Fca), sia posizionata, al contrario di Alfa Romeo, al di fuori dei marchi generalisti. In questo modo, a ogni bilancio, si possono conoscere i dati del Tridente relativi a consegne, ricavi e margini. Un analista ricorda come, nei mesi scorsi, lo stesso Marchionne aveva ipotizzato anche per il Biscione una possibile nuova collocazione all'interno di Fca, allo scopo di esaltarne il valore. Mossa comunque da attuare nel momento in cui il marchio avrebbe preso quota con le sue novità, per ora Giulia e Stelvio, a regime. Anche per Alfa Romeo, tanto per cominciare, potrebbe dunque prefigurarsi una posizione accanto a Maserati sotto la denominazione, per esempio, di polo premium o del lusso. E se la pubblicazione dei risultati fosse propedeutica a una quotazione o addirittura a una cessione? «Per l'abbattimento del debito - spiega un analista - Marchionne deve raccogliere nei tempi indicati 10 miliardi: 5 per azzerarlo e 5 per raggiungere la posizione di cassa netta prevista per fine 2018. Il gruppo sostiene di poterlo fare con la gestione ordinaria, incrementando cioè i margini, riducendo gli oneri finanziari e magari anche un po' gli investimenti, che quest'anno ammonteranno tra 8 e 9 miliardi. Inoltre, Fca può sfruttare dal punto di vista fiscale le perdite del passato». In proposito, nonostante le incertezze derivanti dall'imminente presidenza Trump, i problemi dei richiami e il brusco calo delle vendite negli Usa, il mercato vede per Fca un 2017 positivo e capace di portare a un ulteriore miglioramento dei conti. C'è fiducia anche sui nuovi modelli (Alfa Giulia e Stelvio, nonché Maserati Levante), in quanto potrebbero accaparrarsi nuove fette di mercato.

A dare un valore a Maserati e Alfa Romeo, in vista di una ipotetica cessione (possibilità peraltro sempre esclusa da Marchionne), ci prova l'analista di una banca d'affari: «Non è facile - afferma - ma direi 2,5 miliardi per Maserati e tra 2,5 e 5 miliardi per Alfa Romeo, anche se resto convinto che uno spin-off si tradurrebbe solo in un risparmio, per Fca, alla voce investimenti, e non in un drastico taglio del debito. Se in futuro gli affari del Biscione dovessero andare bene, generare cassa e il mercato scontasse quei numeri nella valutazione di Fca, non vedrei la necessità di cedere i brand premium. In caso contrario, si potrebbe procedere allo spin-off o alla quotazione per far emergere il valore inespresso».

Vero è che, se privata di Alfa Romeo (soprattutto) e Maserati, l'impoverimento di Fca sarebbe evidente, potendo contare solo su Jeep come marchio locomotiva a livello globale.

Le ipotesi da Oltreoceano, complice anche il periodo di festività, non hanno condizionato la Borsa. Le azioni Fca hanno chiuso ieri in calo dell'1%, a 8,63 euro.

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