Da qui all'1 giugno, quando si terrà l'Investor Day di Fca, c'è da attendersi sempre qualcosa di nuovo. La «ciccia» del piano industriale che accompagnerà il Lingotto fino al 2022 sarà però riservata all'incontro di Balocco, mentre qualche anticipazione viene abilmente data in pasto al mercato dall'ad Sergio Marchionne. Ieri, a esempio, è arrivato un importante chiarimento sul futuro di Magneti Marelli (niente cessione, si procede verso la distribuzione delle azioni agli investitori attraverso uno spin-off), mentre sembra che l'ad di Fca si stia sempre più disamorando del diesel. Ieri, in proposito, durante la riunione al Salone di Ginevra di Acea, cioè dell'Associazione europea del costruttori, il top manager si è messo di traverso rispetto ai colleghi tedeschi.
All'origine del contendere la volontà della Germania dell'auto di premere sull'azione lobbistica di Acea affinché sia preservato il diesel come «parte importante» del mercato».
In questa presa di distanza da Volkswagen, Bmw e Mercedes, Marchionne non si è trovato solo. Con lui (per ovvie ragioni, visto che punta tutta sull'ibrido) la giapponese Toyota e altri. L'ad di Fca, che l'1 giugno ufficializzerà la progressiva diminuzione del ricorso alle motorizzazioni a gasolio, come anticipato a Ginevra, ha messo in forte dubbio il teorema tedesco.
«Hanno detto - il suo commento- che le vendite del diesel sono aumentate, si è convinti che abbia un futuro... Mah». Marchionne, che ha di fatto sposato dopo tante perplessità la strada dell'elettrificazione della gamma, ha anche lanciato un messaggio rassicurante ai sindacati, preoccupati per le sorti degli impianti di Cento (Ferrara) e Pratola Serra (Avellino) dove nascono i motori diesel del gruppo. «Se dovessimo andare verso la direzione dell'ibrido (nel 2019 sarà lanciata la prima Ferrari di serie, ndr) - il problema occupazionale scompare, perché dovremmo continuare a fare sia il motore termico sia quello elettrico». Si profila, dunque, un nuovo capitolo nello scontro tra Italia e Germania dell'auto. Con Marchionne protagonista di un'autentica capriola vista la recente conversione alla tecnologia che si basa sull'elettrificazione, mentre il diesel - da sempre uno dei punti di forza del gruppo - sarà via via abbandonato al proprio destino.
Magneti Marelli, intanto, si prepara al nuovo corso che prevede un futuro ancora nella galassia Agnelli: spin-off, azioni ai soci di Fca (+1% ieri in Borsa) con in prima linea la holding Exor guidata da John Elkann, nessuna replica dell'Ipo decisa per la quotazione di Ferrari. «Nel caso del 10% del Cavallino finito in Borsa - ha precisato Marchionne - è stata una scelta dettata più per necessità finanziaria».
Quindi, la puntualizzazione su Magneti Marelli: «Per questa società non occorre creare valore, perché arriverà da solo; vedo per la componentistica un grandissimo futuro, specialmente in questo periodo in cui c'è un cambiamento sismico con le nuove frontiere della connettività e della guida autonoma».
Magneti Marelli, inoltre, avrà un ruolo centrale nel programma di elettrificazione dei veicoli di Fca, in particolare sui sistemi propulsivi a 48 volt: i cosiddetti motori mild hybrid che permettono il
recupero dell'energia a vantaggio di un ulteriore abbattimento dei consumi. «L'inverter che usiamo sulla Chrysler Pacifica Hybrid - ha spiegato l'ad - è fatto da loro e anche in Formula 1 ci serviamo di Magneti Marelli».
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