Oggi il cda di Fiat Chrysler Automobiles si riunisce per approvare i conti del terzo trimestre e dei nove mesi. Aldilà dei dati snocciolati, sarà interessante conoscere dall'ad Sergio Marchionne se ci sono novità sul fronte delle alleanze, dei colloqui per la cessione di Magneti Marelli, del rilancio di Alfa Romeo e delle attese, a proposito del mercato Usa, per il dopo elezioni. Quale impatto, cioè, il nuovo inquilino della Casa Bianca avrà su mercati e consumatori: Hillary Clinton, che potrebbe avvalersi della consulenza amichevole dell'amica del cuore Mary Barra, ad di Gm, avversaria di Marchionne; o Donald Trump, pronto a disfare gli accordi che hanno dato vita al Nafta, alzando così un muro rispetto ai rapporti e agli scambi commerciali con Messico e Canada.
A tenere banco resta sempre il tema delle alleanze, soprattutto dopo il colpo di Nissan su Mitsubishi e le ambizioni di leadership mondiale di Carlos Ghosn, numero uno del nuovo gruppo, e rivale diretto di Marchionne. Le difficoltà incontrate finora dall'ad di Fca a convincere i possibili nuovi partner a unirsi all'asse Torino-Detroit, troverebbero ragione nella presa d'atto, da parte degli altri big (Gm lo ha provato sulla propria pelle quando divorziò dal Lingotto), dell'abilità e della scaltrezza di Marchionne al tavolo della trattativa. E anche il presidente John Elkann lo sa bene. Marchionne, dunque, dovrebbe cambiare atteggiamento, prima che tutte le caselle del risiko siano occupate. E la pista cinese, sempre valida, prevalga.
Intenzione della proprietà, più volte manifestata, è quella di essere anche più piccoli in un contesto dalle maggiori dimensioni, un vero grande gruppo mondiale dell'automobile. In proposito qualche analista, prendendo in esame le capitalizzazioni, ha immaginato una Exor diluita in un nuovo scenario. Con Gm la holding guidata da Elkann avrebbe il 4,5%, con Ford il 4,9%, con Volkswagen il 3,6% e con Psa il 12,6%. Ma solo in quest'ultimo caso, secondo gli osservatori, Fca potrebbe trattare la guida del gruppo.
In Fca, intanto, si guarda avanti per preparare al meglio la successione di Marchionne prevista nel 2019. Chi prenderà il suo posto non è ancora chiaro. Chiaro è, invece, che l'attuale ad ha dalla sua una montagna di stock option (45 milioni di azioni), legate a vari parametri e obiettivi da raggiungere.
E se gli Agnelli decidessero di ricompensare Marchionne anche con un pezzo di Ferrari? Lo fece l'Avvocato con Vittorio Ghidella, che però restituì le azioni del Cavallino quando uscì dall'azienda, mentre all'ex presidente Cesare Romiti il Lingotto mise sul piatto la holding Gemina. Elkann seguirà questa tradizione di famiglia?
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