
Dipenderà molto dall'approccio che il presidente di Fca, John Elkann, avrà nei prossimi giorni con l'ad di Nissan, Hiroto Saikawa, la partecipazione o meno del gruppo giapponese al progetto che, con Renault già praticamente a bordo, porterà alla creazione del primo produttore mondiale di auto.
Saikawa, dopo aver incontrato i vertici della Casa francese, vuole ora parlare con Elkann per farsi spiegare, ascoltando la campana italo-americana, quali benefici i giapponese avranno da una loro eventuale adesione alle nozze Fca-Renault.
Per il Lingotto, la presenza nell'ipotetico mega-gruppo di Nissan e, allo stesso tempo, della sua partecipata Mitsubishi, è molto importante, in quanto i giapponesi possiedono tutte le tecnologie più avanzate in fatto di motori elettrificati e anche per la guida autonoma. Dal loro sì, a quel punto, deriverebbero quelle sinergie ed economie di scala necessarie per affrontare il rapido cambiamento che il settore, anche a livello normativo, sta vivendo. Nissan, dal canto suo, come già avviene con Renault, vedrebbe in Fca un nuovo importante cliente, guadagnandoci in royalty. Con Nissan e Mitsubishi alleate, a Fca si aprirebbero anche i mercati cinese e del Sudest asiatico dove le due società giapponesi sono ben piazzate. Sia Saikawa sia il collega di Mitsubishi, Osamu Masuke, intendono conoscere da Elkann i termini della cooperazione su queste aree, oltre ovviamente alle possibilità di un ulteriore sviluppo nipponico negli Usa, Paese dove per Nissan già si palesano sovrapposizioni con Jeep e Ram.
Martedì prossimo, intanto, il cda di Renault è chiamato a sottoscrivere le partecipazioni per il matrimonio con Fca. Da parte sua, il governo italiano potrebbe presto convocare i vertici di Fca e Renault per avere tutte le garanzie sulla salvaguardia di lavoratori e fabbriche nel Paese. Da Parigi, in proposito, il ministro Bruno Le Maire è tornato a precisare che l'Eliseo vigilerà affinché la governance di Fca-Renault non risulti sfavorevole alla Francia e che l'occupazione venga preservata.
La Borsa, ieri, ha guardato più ai dazi americani sull'import dal Messico, dove Fca ha due impianti, invece che alle nozze con i francesi.
Il titolo del Lingotto ha chiuso con un -4,7%. Si frega le mani, infine, l'ad Mike Manley il quale ha venduto, il 28 maggio scorso, 250mila azioni del gruppo intascando 3,1 milioni di euro «per coprire una spesa personale».
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