Tempo di riflessioni in casa Fca. L'occasione è di quelle importanti: il 4 luglio, infatti, la Fiat 500 compirà 60 anni. È l'auto icona del gruppo di Torino, l'erede della Topolino, che nel corso della sua vita è stata venduta in circa 6 milioni di unità, 2 milioni della quali riguardano la generazione attuale, quella lanciata il 4 luglio del 2007 e artefice della svolta del Lingotto. Ora, alla vigilia del compleanno della 500, la Fiat, nel frattempo evoluta in Fca, si trova di fronte a un nuovo importante passaggio. Sergio Marchionne, il manager che ha ridato vita e trasformato il gruppo, mancando per ora l'obiettivo di unire Fiat-Chrysler (ieri il titolo ha perso il 3% in Borsa) a un altro costruttore, è prossimo all'uscita, che coinciderà con l'assemblea dei soci del 2019. La priorità, ha ammesso, è di chiudere il mandato con il debito di Fca azzerato e la piena occupazione degli impianti in Italia. L'ad, in proposto, non sembra preoccupato delle conseguenze derivanti dalle inchieste in tema di emissioni negli Usa e anche in Europa. Da parte sindacale, invece, continua il pressing affinché Marchionne faccia chiarezza sui futuri modelli, in particolare quelli targati Alfa Romeo e Maserati, e soprattutto sugli impianti nei quali verranno prodotti.
«A fine luglio - afferma Ferdinando Uliano, segretario nazionale Fim Cisl - è stato programmato un Gec (il direttorio delle prime linee di manager) e ci auguriamo che in quella occasione Marchionne sciolga il nodo di Pomigliano». La fabbrica campana, come era successo nel 2010 dopo il sì dei lavoratori al nuovo corso proposto da Fiat, essenziale per avviare gli investimenti in Italia, ancora una volta funge da snodo. Pomigliano dal 2020 perderà la Panda, destinata alla Polonia, dove già ci sono Fiat 500 e Lancia Y. Al posto della dismessa linea 147, arriverebbe invece, salvo sorprese, il secondo Suv Alfa Romeo. Anche a Mirafiori si attendono novità sul nuovo modello che affiancherà il Suv Levante di Maserati, «fondamentale per raggiungere la piena occupazione», ricorda la Uilm.
A Melfi, intanto, la produzione di Jeep Renegade sarà sospesa dal 26 al 29 luglio, dopo lo stop che ieri ha fermato la linea fino al 2 luglio. Decisioni prese a causa del rallentamento del mercato Usa. Il sindacato ha preso la palla al balzo per sollecitare il Lingotto a rivelare che piano ha per il sito lucano che, nel 2016, con Renegade e 500X, ha raggiunto uno dei livelli di produzione più alti della sua storia, sfiorando le 340mila unità. «Entro il 2018 occorre un altro modello, meglio se elettrico (da escludere in questo momento, ndr) o ibrido», reclama la Fim. A Cassino, dove nascono le Alfa Romeo Giulietta, Giulia e il Suv Stelvio, c'è già una certezza: quella che la produzione aumenterà nei prossimi mesi, visto che all'appello manca ancora la versione Quadrifoglio di Stelvio, attesa tra fine anno e inizio 2018. A soluzione, inoltre, dovrebbe anche andare il problema dei 330 lavoratori presi in prestito da Pomigliano.
Paradossale, invece, è la situazione a Termoli, fabbrica che sforna motori, dove i Cobas protestano per il troppo lavoro, visto che i turni sono stati allargati anche ai sabati e alle domeniche («gli operai sono spremuti come limoni»). Da Kragujevac (Serbia) dove viene prodotta la 500L, due sigle sindacali chiedono intanto più soldi in busta e la riorganizzazione del lavoro.
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