nostro inviato a Detroit
Mentre l'Auto Show di Detroit entra nel vivo (dopo i giudizi dei media sulle novità esposte, fino al 25 gennaio a dare le pagelle saranno gli automobilisti), a tenere banco continuano a essere il presente e il futuro del gruppo Fca. E Sergio Marchionne, che ha messo in conto di vendere alla fine del 2015 almeno 5 milioni dei veicoli, è come al solito molto abile a non scoprire le carte. L'ad di Fiat Chrysler Automobiles, dopo aver parlato al Congresso mondiale di Automotive News , sempre a Motor City, ha ribadito l'intenzione di lasciare la guida del gruppo «tra quattro o cinque anni», a chiusura del piano di rilancio (2018). Sul suo successore, visto che il nome del nuovo ad arriverà - salvo sorprese - dall'interno di Fca, è ancora mistero. Di nuovo c'è che la rosa dei candidati sembra essersi allargata: in corsa, ha precisato Marchionne, «sono meno di dieci». «L'eredità più importante che lascio sarà la squadra», ha quindi aggiunto.
Tutto vero (a Detroit non è sfuggita la presenza quasi costante al fianco di Marchionne di Mike Manley, capo di Jeep e dell'area Asia Pacifico), ma di SM ne esiste uno solo e risulterà molto difficile per il presidente John Elkann, con l'aiuto dello stesso ad, trovare una persona che raggruppi tutte le capacità del top manager, dalla finanza all'industria, in pratica una visione a 360 gradi (per non parlare dei ritmi di lavoro). Da questo momento in poi, inoltre, al di là della chiusura dell'operazione di scorporo e quotazione del 10% di Ferrari («resterà sempre italiana», ha garantito Marchionne), è tutt'altro che finita la ridefinizione della galassia Lingotto. Del resto, le domande che il mercato si pone sono le seguenti: che ne sarà di Fca, orfana di Ferrari, dal 2018 in avanti? Sarà Marchionne a condurre in porto il matrimonio con il terzo partner? Anche Maserati seguirà il destino di Ferrari? E Alfa Romeo, una volta rimessa in carreggiata, rappresenterà il bocconcino che renderà più gustoso - insieme a Jeep e Fiat (grazie soprattutto alle attività brasiliane) - il piatto da offrire a un ipotetico socio forte?
Secondo alcuni osservatori l'ipotesi più verosimile sarebbe quella di unirsi a un big (Volkswagen, Toyota, Ford i nomi che circolano), il che darebbe modo al nuovo gruppo di contare su un management già affermato. In caso di fusione, Exor potrebbe rimanere azionista importante con una quota di minoranza, ma con Fca in mani esperte. Marchionne, in questa opzione, avrebbe il ruolo di preparare il terreno, portare a termine le nozze e quindi staccarsi. Di sicuro, per ora, c'è la ricerca di un socio industriale con il quale condividere piattaforme, costi e investimenti.
E Marchionne? Che cosa farà dopo il 2018? La
presidenza di Ferrari se l'è già presa e per la famiglia Agnelli il top manager continuerà a essere una garanzia, sia a Maranello sia all'interno della cassaforte Exor. Un copione diverso, per Elkann, sarebbe una grana grossa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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