Mary Barra, presidente e ad di General Motors, la manager che negli Stati Uniti si è fregiata di titoli come «Ceo dell'anno», o «Donna più potente del mondo», è entrata a far parte del gruppo di esperti voluto dal neo presidente Donald Trump. Si tratta, in pratica, della squadra di consiglieri sui temi dell'economia, della finanza e del lavoro.
Fin qui nulla di strano: anche l'ormai ex Barack Obama scelse l'ex capo di Ford Motor Company, Alan Mulally, per sapere come agire allo scopo di incrementare le esportazioni del Made in Usa e, quindi, creare più occupazione.
Mary Bara, già possibile candidata al ruolo di vicepresidente di Hillary Clinton, non è però amica dell'ad di Fca, Sergio Marchionne, al quale ha ripetutamente sbattuto la porta in faccia e rifiutato inviti a cena e a bere un caffè: un modo deciso per dire no alla proposta di fondere i due gruppi automobilistici. A fare compagnia alla manager, oltre a un'altra donna, Virginia «Ginni» Rometty, ceo di Ibm, saranno i numeri uno di Blackstone, JpMorgan, Walt Disney, Wal-Mart, Boeing e altri colossi.
Di certo, Marchionne non avrà preso bene la decisione di Trump di avere come «consigliera» anche Mary Barra, anche se la manager, in questo ruolo, dovrà agire negli interessi dell'industria automobilistica americana, lasciando da parte rancori e antipatie varie. Ma è pur vero che la manager, con l'abito istituzionale, potrebbe anche aver bisogno di scambiare idee e opinioni con i colleghi ai vertici di Ford, Mark Fields, e Fca, Marchionne. Un'occasione di riavvicinamento? Marchionne potrebbe approfittarne per un ultimo affondo proprio in nome della necessità di condividere piattaforme, investimenti e fare sistema in vista delle nuove sfide? Le occasioni di discussione non mancheranno visto che Trump ha in mente di annullare gli accordi Nafta, oltre a non aver digerito la calata dell'industria Usa dell'auto nel confinante Messico. Nel frattempo, proprio Gm avrebbe già preso in considerazione lo spostamento dal Messico al Michigan della produzione di alcuni pick-up, mentre Ford ha confermato che il marchio Lincoln non si muoverà dagli Usa, ma che le vetture compatte, tra cui la nuova Fiesta, nasceranno in Messico. E Fca? Il gruppo, che produce a Toluca (Fiat 500, Jeep Renegade e la nuova Jeep Compass) e Saltillo (motori) rimane alla finestra.
La «nemica» Mary Barra nello staff di Trump; il mercato americano che per Fca rischia di diventare un problema, vista la recente striscia negativa delle vendite dopo un lungo periodo positivo; gli sviluppi delle inchieste di Sec e Fbi sulle presunte vendite gonfiate negli Usa; le incognite sul destino del Nafta: tutti problemi, che uniti all'esigenza di riorganizzare il team F1 di Ferrari, non fanno dormire sonni tranquilli a Marchionne.
Resta da vedere quale atteggiamento assumerà la «consigliera» all'ipotesi che Trump cerchi di barattare un ammorbidimento della legislazione green degli Stati Uniti in cambio della progressiva delocalizzazione dal Messico. Se dicesse ok farebbe un piacere al «nemico» Marchionne.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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