Politica economica

La Fed lascia i tassi invariati ma prepara altri due rialzi

Powell: "L'inflazione resta alta, strada ancora lunga". Rivista al rialzo la previsione del Pil Usa nel 2023

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La Federal Reserve ha lasciato invariato i tassi al 5%-5,25%. La decisione, in linea con le aspettative del mercato, è stata assunta all'unanimità. La mossa segna la prima pausa nella campagna di inasprimento della politica monetaria, legata all'inflazione determinata dal conflitto in Ucraina e dalle dinamiche salariali, dopo dieci rialzi consecutivi. «Quasi tutti hanno ritenuto necessario alzare i tassi quest'anno, ma abbiamo deciso di effettuare questa pausa per vedere l'impatto di questa politica», ha spiegato il presidente della Fed, Jerome Powell, nella conferenza stampa al termine del Fomc.

Wall Street si è parzialmente tranquillizzata dopo aver accolto con qualche dubbio la notizia. Il Dow Jones, dopo essere calato dell'1,2% successivamente alla pubblicazione del comunicato Fed, ha poi recuperato parzialmente a -0,8% a poco più di mezz'ora dalla chiusura. Il Nasdaq ha invertito la tendenza ribassista e si attestato verso un tranquillo +0,2 per cento. I dot plot, ossia le tabelle macroeconomiche esplicative della riunione del Fomc, hanno infatti aggiornato le previsioni sui Fed Funds, ora attesi al 5,6% alla fine del 2023 (indicativi di due probabili rialzi dello 0,25% ciascuno) e al 4,6% nel corso del 2024, quando la politica monetaria dovrebbe farsi lievemente espansiva.

«Tutti i partecipanti hanno ritenuto probabili altri rialzi», ha spiegato Powell aggiungendo che tutta la Fed è «fermamente impegnata a portare l'inflazione al target del 2%». Anche se è stata fatta molta strada, «gli effetti delle nostre scelte non sono ancora pieni», ha proseguito sottolineando che l'economia non funziona per tutti senza la stabilità dei prezzi. «Ulteriori rialzi dei tassi potrebbero essere appropriati quest'anno», ha confermato rilevando come «l'inflazione è moderata rispetto allo scorso anno, ma il processo per portarla al nostro obiettivo finale è ancora lungo». Il meeting di luglio dovrebbe però essere «light, di osservazione dei dati», ha rimarcato il presidente. Insomma, se intervento ci sarà, potrebbe essere alla fine dell'estate.

Assieme alla decisione sullo stop al rialzo dei tassi federali, la Federal Reserve ha anche pubblicato le nuove stime sull'economia Usa: per il 2023 la banca centrale vede il Pil in rialzo dell'1% (contro la stima di marzo che limava l'aumento allo 0,4%), mentre nel 2024 e nel 2025 c'è un leggero taglio (0,1 punti) con una crescita ora vista rispettivamente all'1,1 e all'1,8%. Quanto alla disoccupazione per il 2023 la nuova stima è tagliata al 4,1% (-0,4 punti) con un'inflazione generale al 3,2% (-0,1 punti) mentre quella core è fissata al 3,9% (+0,3 punti). Proprio quest'ultimo livello, considerato ancora elevato, sarà il driver principale della politica monetaria e i rischi restano «al rialzo». Ovviamente, la prudenza viene prima di tutto. La moderazione è stata applicata anche per non impattare eccessivamente sull'economia. «Il sistema bancario statunitense è solido e resiliente.

È probabile che condizioni di credito più restrittive per famiglie e imprese pesino sull'attività economica, sulle assunzioni e sull'inflazione», si legge infatti nel comunicato.

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