Economia

Ferrari alza le stime. Ma gli utili deludono e il titolo frena (-2,3%)

Maranello per la prima volta oltre le 10mila auto prodotte. Camilleri: «Bene gli ordini»

Ferrari alza le stime. Ma gli utili deludono e il titolo frena (-2,3%)

Il giorno del bilancio 2019 di Ferrari è soprattutto servito all'ad Louis Carey Camilleri per fare il punto con i mercati sugli imprevisti extra-auto che possono costringere i costruttori a variare i piani strategici con possibili ripercussioni sui conti. Brexit, chiusura delle frontiere cinesi a causa del Coronavirus e volatilità dei cambi sono i temi sui quali Camilleri si è soffermato, sottolineando la consapevolezza del Cavallino sui rischi in agguato per il settore, mantenendo però un certo ottimismo.

Per il 2019, intanto, l'ad di Ferrari parla di «anno robusto sia a livello quantitativo sia qualitativo, mentre il 2020 sarà all'insegna del consolidamento». Dopo le cinque novità presentate lo scorso anno, tra cui la prima supercar ibrida ricaricabile, nei prossimi mesi Ferrari svelerà due nuovi bolidi. «Con tutti questi lanci - ha aggiunto l'ad - abbiamo dimostrato un'enorme intraprendenza».

Nel 2019 il risultato netto è ammontato a 699 milioni, in calo dell'11% rispetto ai 787 milioni dell'esercizio precedente, a fronte però di un fatturato salito del 10,1% a 3,8 miliardi. Il calo dei profitti è spiegato con il pagamento del beneficio «Patent box» pari a 141 milioni nel settembre 2018. Al netto della misura una tantum, l'utile aumenta dell'8% a 699 milioni. A sostenere i ricavi la crescita dei volumi di 488 Pista, 488 Pista Spyder, Portofino, 812 Superfast e le consegne di F8 Tributo. Per la prima volta nella sua storia, inoltre, Maranello ha prodotto più di 10mila auto (10.131 unità, 880 in più del 2018, cioè +9,5%).

Per il 2020 le stime sono comunque riviste al rialzo rispetto al piano annunciato in occasione del Capital Markets Day del settembre 2018, con ricavi netti a 4,1 miliardi, da 3,8 miliardi, l'ebitda adjusted compreso tra 1,38 e 1,43 miliardi, da una stima superiore a 1,3 miliardi, e un utile adjusted per azione che sale in una forchetta compresa fra 3,9 e 3,95 euro dai precedenti 3,4 euro. Le previsioni positive sull'esercizio 2020 non hanno però scaldato la Borsa: a Milano il titolo Race ha perso il 2,3% chiudendo a 150,70 euro (l'utile stimato è di fatto sotto le attese degli analisti).

Camilleri ha, quindi, spiegato che Ferrari sarà costretta, nel corso dell'anno, ad aumentare gli investimenti sulla Formula 1 allo scopo di sviluppare la monoposto per il 2021, quando cambieranno le regole. «Ma resto ottimista - il messaggio dell'ad ai mercati -: il portafoglio ordini di inizio 2020 è più forte che mai».

Sulla cosiddetta «Greater China», che include Hong Kong, Macao e Taiwan, Camilleri parla di «sfida significativa». Il Paese della Muraglia ha visto una crescita del 20% e per Maranello rappresenta sempre l'area mondiale più importante. Ferrari, in proposito, ha dovuto accelerare le consegne su quel mercato prima che entrassero in vigore le nuove norme sulle emissioni.

L'ad di Ferrari guarda con attenzione l'evolvere dell'epidemia portata dal Coravirus in Cina, ma allo stesso tempo confida in una soluzione del problema.

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