Economia

Finint, riprende il dialogo: eletto il cda

Tempi stretti per l'intesa Marchi-De Vido. Perissinotto nel board

Finint, la holding che controlla il gruppo Save, esce dallo stallo gestionale: l'assemblea di mercoledì scorso - composta dai due soci che la controllano pariteticamente, Enrico Marchi e Andrea De Vido - dopo alcune convocazioni andate deserte, si è tenuta e ha nominato il nuovo cda. Che sostituisce quello decaduto circa un mese fa per le dimissioni dello stesso De Vido. Nel nuovo consiglio, di tre posti, sono stati eletti l'ex ad delle Generali Giovanni Perissinotto e due noti commercialisti del Nordest: il padovano (già nel collegio sindacale delle stesse Generali), Gaetano Terrin e il veneziano Gianluca Vidal (ex consigliere di Veneto Banca).

La squadra ha ricevuto dai due soci una sorta di mandato fiduciario per trovare una soluzione sull'assetto di Finint (che controlla, tramite la subholding Agorà, quasi il 60% di Save, la concessionaria quotata in Borsa dei grandi aeroporti veneti). Soluzione necessaria perché De Vido presenta una situazione debitoria in sofferenza nell'ordine dei 110 milioni, prevalentemente con Veneto Banca, e vorrebbe essere liquidato anche utilizzando in trasparenza l'asset Save, le cui azioni ha dato in pegno; mentre Marchi non ha alcuna intenzione di mollare il colpo. Inoltre, i valori su cui ragiona Marchi risultano sensibilmente più bassi di quelli immaginati da De Vido.

Una situazione, su cui vigila anche la Consob, complicata dall'assetto paritetico delle holding: un cambiamento di tale equilibrio rischia di configurare un cambio di controllo e di far scattare immediatamente l'Opa a cascata sulla Save (che in Borsa capitalizza circa un miliardo). Le banche, anche quelle creditrici di Finint guidate da Unicredit e Intesa, svolgono un ruolo decisivo, anche in termini di pressione esercitata sui due soci perché trovino un'intesa in tempi brevi. Per questo la trattativa è diventata via via più intensa. Ora, con la nomina di un cda composto da un manager di enorme esperienza, un esperto tributario e uno con alle spalle importanti procedure concorsuali, sembra entrata nella fase decisiva.

Sullo sfondo svolgono un ruolo sia Morgan Stanley, che è legata con Finint nel patto che controlla Agorà fino al 2019, sia i Benetton, recentemente entrati in Save con il 21% del capitale e potenzialmente interessati a crescere. Ma anche in questo caso, per farlo, servirebbe un'Opa.

MZ

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