«Non intendiamo portare avanti business che determinano perdite e minano la redditività del gruppo. Si tratta di individuare tutte le soluzioni che portino a uno stop loss». Alessandro Pansa, ad di Finmeccanica ma con un recente passato alla direzione finanziaria della holding del settore aerospazio e difesa ha attinto al vocabolario del trading per sottolineare che l'allarme utili lanciato dal gruppo dopo i primi nove mesi ha «un nome, un solo nome: AnsaldoBreda».
La controllata che produce treni non solo non ha registrato ancora perdite, ma è stata causa anche di un accantonamento da 200 milioni per la causa delle Ferrovie belghe contro il FyRa. Di qui la decisione drastica di ridimensionare la produzione: si accetteranno solo commesse che producano redditività e si cercherà una soluzione. Discorso diverso per Ansaldo Sts, il gioiellino dei sistemi di segnalazione che però non fanno parte del core business. Non c'è necessità di un'accelerazione della vendita (General Electric è interessata da tempo), ma se AnsaldoBreda dovesse continuare a minare il resto del gruppo, i programmi potrebbero cambiare. Una dichiarazione di intenti che ha mandato su tutte le furie i sindacati che, Uilm in testa, hanno invocato un intervento governativo sul modello di Ansaldo Energia.
La Borsa, ovviamente, non ha recepito bene i conti di Finmeccanica che ha chiuso con una perdita di 73 milioni nel terzo trimestre. Il titolo ha perso il 6% a 5,1 euro. Un'occasione per le prese di beneficio (da settembre +40% circa), ma anche una riflessione su un futuro non semplice. Le attività core dell'aerospazio e della difesa continuano a mostrare un buon andamento, ma generare profitti è sempre più difficile (-8% i ricavi).
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