I commercianti presentano il conto al governo Monti, e i numeri fanno tremare: nel biennio 2012-2013 la flessione dei consumi sarà pari a 45 miliardi di euro. Solo nel 2012, la spesa delle famiglie ha subito un tracollo di 35 miliardi (-4%), nell'anno in corso il calo sarà di 10 miliardi. Il j'accuse arriva dalla Confesercenti, che attacca apertamente l'esecutivo: «Pur avendo un lasso di tempo abbastanza lungo» non ha fatto nulla per favorire la ripresa, afferma il vicedirettore generale dell'associazione, Mauro Bussoni, anzi «il 2013 sarà disastroso, la situazione sarà ancora più grave del 2012». Nel settore commercio e turismo, infatti, chiuderanno i battenti 450mila imprese, 281 al giorno, contro le 253 dello scorso anno. Sotto accusa, l'aumento della pressione fiscale che strangola famiglie e imprese: quest'anno tra Imu, Tares, Iva e adeguamenti Irpeg, si toccherà la quota record di 34 miliardi di euro. Per le famiglie si profila una stangata da 800 euro, mentre per le imprese il conto è ancor più salato, con un aggravio di 3mila euro ad azienda. «In tre anni, dal 2011 al 2013, il totale è di quasi 75 miliardi in piu, 1.250 euro pro capite per ogni italiano», conclude Confesercenti. Ed è allarme recessione: la stima è di 0,7 punti percentuali sottratti alla crescita del Pil. A soffrire sono tutti i settori: il biennio vedrà un calo della spesa del 6% negli alcolici e tabacchi, dell'8,9% in abbigliamento e calzature, del 4,3% di quella nei pubblici esercizi, del 3,4% nelle strutture ricettive e del 4,2% nei beni alimentari e bevande. Confesercenti ha presentato il conto anche delle liberalizzazioni nel commercio che hanno causato «una desertificazione dei negozi di vicinato»: ne sono rimasti, in media, due ogni mille abitanti. Per evitare la catastrofe, all'Italia serve una terapia d'urto: «Bisogna recuperare 70 miliardi, attraverso tagli alla spesa e agli sprechi, da investire per ridurre la pressione fiscale e fare funzionare meglio il Paese», afferma il presidente di Confesercenti, Marco Venturi.
Nell'agenda che l'associazione presenta alle forze politiche, al primo posto c'è la riduzione delle aliquote Irpef per i redditi medio-bassi e dell'Irap per le Pmi. Poi, lo stop all'aumento dell'Iva dal 21% al 22% e dell'Imu per gli immobili strumentali e della prima casa, la revisione della riscossione coattiva per i debiti tributari e dei criteri di applicazione della Tares.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.