Fonsai-Unipol, partito il cantiere della fusione

Fonsai-Unipol, partito il cantiere della fusione

Da una parte l'integrazione tra Unipol e Fonsai, dall'altra l'inchiesta della Procura milanese sul dissesto del gruppo assicurativo che faceva capo ai Ligresti. Ieri gli ad delle due compagnie, Carlo Cimbri ed Emanuele Erbetta, hanno illustrato a circa 150 manager le tappe del processo che porterà alla nascita della prima compagnia italiana nel ramo danni e della sesta in Europa. «Siamo un gruppo unico, ora è il tempo di rimboccarci le maniche e lavorare», ha detto Cimbri. Intanto l'americana Blackrock, facendo felice lo stesso Cimbri («fa solo piacere che un grande fondo internazionale abbia deciso di investire sul buon esito di questo progetto»), ha preso posizione nell'azionariato della compagnia bolognese con una quota del 5%. L'obiettivo è trovare nuovi investitori anche per gli 800 milioni di inoptato dei due aumenti, di cui 660 in carico alle banche del consorzio di garanzia. L'asta dei diritti si terrà «dopo Ferragosto», probabilmente a partire dal 27: per vedere se spunteranno nuovi soci occorrerà però «aspettare la ripresa della piena attività dei mercati». Su Fonsai avrebbe ricostituito una posizione del 2% Palladio, che potrebbe riportarsi al 5% attraverso i diritti di opzione, mentre Sator dovrebbe mantenersi al 3%.
La riunione di ieri è servita a costituire il comitato di integrazione, affidato a due manager di primo piano di Unipol e Fonsai, e a costituire i cantieri tematici, con i rispettivi referenti, che dovranno fare delle due compagnie un gruppo unico in vista della fusione a quattro con Milano e Premafin all'inizio del 2013.
Cimbri ha ostentato tranquillità sul progetto Grande Unipol in relazione alle inchieste dei pm e agli accertamenti della Consob. «Non sono preoccupato, non vedo elementi» che possano intralciare la fusione a quattro, ha detto il manager. Intanto si riunirà, probabilmente il 5 settembre, il cda di Mediobanca in cui l'ad Alberto Nagel informerà il consiglio sulla vicenda della buonuscita segreta che l'ha portato a essere indagato per ostacolo all'attività di vigilanza. Carte coperte da parte di Cimbri anche sul voto a favore di un'azione di responsabilità e risarcitoria nei confronti dei Ligresti nell'assemblea di fine settembre di Fonsai. «Ascolteremo» la proposta del cda e «valuteremo», ha detto l'ad, ribadendo di non essere «l'angelo vendicatore».
E ora l'inchiesta dei pm di Milano. Un impegno di Unicredit a salvare dal fallimento Imco e Sinergia, le due holding della famiglia Ligresti che le dovevano oltre 170 milioni: è questo, in sostanza, il contenuto dei documenti acquisiti dalla Procura nell'inchiesta sul caso Fonsai, e che vanno a fare compagnia al «papello» con le altre pretese di Salvatore Ligresti siglato da Nagel. I due documenti hanno date di nascita distanti di qualche mese: quello firmato da Unicredit è di gennaio, quello di Nagel è di giugno. E decisamente diversa la natura: il primo è un atto ufficiale, regolarmente registrato dalle società; il secondo un patto semiclandestino. Ma entrambi per la Procura di Milano fanno parte dello stesso contesto.


Un contesto per alcuni aspetti inspiegabile, e che si riassume in una sola domanda: come diamine faceva Ligresti, devastato dai debiti, sull'orlo del crac, e quindi teoricamente in posizione di assoluta debolezza, a imporre condizioni capestro alle banche che lavoravano al progetto di salvataggio?

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