Il G20 di Città del Messico lancia l'allarme sulla crescita, che rischia di rimanere «modesta» ed è ancora soggetta a rischi «elevati»: questo il messaggio che potrebbe emergere oggi dal comunicato finale del vertice, che vede riuniti i ministri delle Finanze delle maggiori economie e i governatori delle relative Banche centrali. Sullo sfondo, resta vivo il dramma della Grecia, con le potenze mondiali intenzionate a mettere l'Europa sotto pressione per gestire il debito insostenibile di Atene.
Una fonte del G20 riferisce al Wall Street Journal che «il Fmi sta chiedendo all'Europa misure concrete per tagliare il debito greco, prima che la situazione vada fuori controllo ancora una volta». La proposta di una svalutazione del debito greco tra i 30 e i 50 miliardi di euro non piace, poi, né alla Germania (che ha le elezioni il prossimo anno) né alla Bce, che vi vede un pericoloso precedente.
«Dobbiamo salvare il Paese dalla catastrofe, se uscissimo dall'euro niente avrebbe più senso», avverte il premier ellenico, Dimitris Samaras, alla vigilia di due passaggi cruciali: l'approvazione del bilancio 2013 e il voto, mercoledì, su un nuovo pacchetto di austerity.
Intanto spunta un piano, riportato dallo Spiegel, che prevederebbe 12 opzioni per tagliare il fardello di Atene. Un ventaglio così ampio da far pensare che l'Eurozona sia ancora in alto mare, mentre anche la Spagna, altra spada di Damocle sui mercati, continua a rinviare la richiesta d'aiuto.
Ma l'Europa messa sotto pressione potrebbe ricordare ai partner d'Oltreoceano le loro responsabilità, a partire dalla minaccia del «fiscal cliff», la stretta fiscale da 600 miliardi di dollari pronta a scattare automaticamente negli Usa a gennaio, in assenza di un accordo politico sul debito. Alla vigilia delle elezioni, però, alla Casa Bianca si pensa a tutt'altro. E molti, comunque, dubitano che al G20 si prospettino soluzioni, viste anche le assenze del segretario Usa al Tesoro, Tim Geithner, e del presidente della Bce, Mario Draghi. Che giovedì festeggerà in Consiglio, a Francoforte, il primo anno alla guida dell'Eurotower.
Sarà una riunione probabilmente più tranquilla di quella dove, in occasione della sua prima riunione del Consiglio della Bce come presidente, Draghi tagliò a sorpresa i tassi. Questa volta invece, secondo le attese degli analisti, la Bce terrà ancora fermi al minimo storico i tassi di riferimento.
La decisione di politica monetaria sarà in linea con il percorso che Francoforte ha intrapreso: la difesa a oltranza dell'euro, nel pieno del mandato che i Trattati le attribuiscono. Una scelta che Draghi ha ribadito e difeso in tutti i passaggi più difficili del suo primo anno di guida. Tanto che le sue famose dichiarazioni di luglio a Londra, quando affermò che la Bce era pronta a fare qualsiasi cosa per proteggere la moneta unica, impressero una svolta ai mercati e spianarono la strada all'approvazione del piano anti-spread, nonostante le resistenze della Bundesbank.
E da quel primo novembre del 2011 in cui l'Europa sembrava sull'orlo del baratro la situazione appare più distesa, nonostante il recente allarme della cancelliera Angela Merkel, secondo cui ci vorranno almeno cinque anni per uscire dalla crisi.
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