Altri cinque giorni per decidere il destino del gruppo Rcs e quindi del Corriere della Sera: Urbano Cairo ha infatti tempo fino a venerdì prossimo per rispondere al rilancio effettuato dalla cordata composta da Andrea Bonomi insieme ai grandi soci storici del Corriere, che venerdì scorso hanno alzato il corrispettivo dell'Opa da 70 a 80 centesimi per azione. La sfida per il controllo del quotidiano di via Solferino è quindi aperta, anche se sul fronte di Cairo si respira una strategia di attesa. A meno di sorprese l'editore di La7 sfrutterà infatti appieno l'intervallo di tempo previsto dalla normativa (5 giorni di Borsa aperta) per valutare un nuovo rilancio della sua Ops. Anche perché il voto degli inglesi per l'uscita del Regno Unito dalla Unione Europea continuerà, con quasi certezza, a impattare molto sui corsi di Piazza Affari, così come sulle altre Borse internazionali: venerdì l'indice Ftse Mib ha lasciato sul parterre il 12,5%, il peggior crollo della sua storia.
Inevitabili le ripercussioni proprio sull'offerta pubblica di scambio disegnata da Cairo che, dopo un primo rilancio, propone ora 0,16 azioni della sua Cairo Comm (dai precedenti 0,12) per ogni Rcs. Anche questo nuovo impianto è stato tuttavia considerato «non congruo» dal consiglio di amministrazione del gruppo guidato da Laura Cioli. Lo stesso road show di Cairo per presentare l'offerta, che finora ha toccato Milano e Londra, avrebbe peraltro raccolto apprezzamenti tra gli investitori per la sua valenza industriale, ma da domani gli occhi degli operatori torneranno fissi sugli schermi di Borsa, per calcolare il valore del concambio dell'Ops: venerdì i due titoli coinvolti hanno tenuto rispetto al panic sellig che ha colpito il listino, ma Rcs ha comunque chiuso in ribasso del 2,9% a 0,76 euro e Cairo Communication del 3,6% a 4,25 euro, per un valutazione implicita pari a 0,68 euro per ogni Rcs.
Dopo il rilancio dell'Opa a 80 centesimi, l'esborso massimo di Bonomi - che muove con Mediobanca, Pirelli, Diego Della Valle e Unipol - è salito invece di 40 milioni circa portandosi a quota 323 milioni. La cifra offerta da Bonomi si avvicina molto al corrispettivo minimo individuato dai consulenti interpellati dallo stesso cda di Rcs (81 centesimi) ma resta inferiore alle valutazioni di altri analisti.
Ora la palla torna nel campo di Cairo.
Centrale resta, in ogni caso, la valutazione del piano editoriale proposto dai due contendenti, oltre appunto agli eventuali impatti dell'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea, ma soprattutto le scelte di chi ha in mano il flottante. Perché chi negli ultimi mesi ha comprato in modo massiccio con una precisa strategia speculativa - gli scambi del titolo hanno subito un'accelerazione evidente - potrebbe decidere il vincitore.RE
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