di Marcello ZacchéIeri sono tornate a circolare indiscrezioni sull'ipotesi che Mario Greco, amministratore delegato delle Generali, possa lasciare il gruppo se chiamato alla guida di Zurich, la compagnia svizzera da cui egli stesso proviene. Zurich capitalizza 34 miliardi, contro i 26 delle Generali. E il presidente di Zurich e ceo ad interim, Tom de Swaan, sta cercando il sostituto di Martin Senn dimessosi a inizio dicembre. Sembra che voglia chiudere in tempi brevi e tra le ipotesi la più accattivante appare proprio quella di Greco, che tornerebbe a Zurigo da numero uno proprio al posto del suo ex capo Senn. Ma d'altra parte: perché Greco dovrebbe lasciare le Generali dopo soli 4 anni, nel mezzo di un progetto di rilancio? Come stanno le cose?A Trieste non si commentano i «rumors». E non è considerato un caso il fatto che Greco abbia disertato il brindisi aziendale dell'altro ieri: capita ed era stato annunciato, mentre era comunque presente il presidente Gabriele Galateri. Dopodiché le indiscrezioni di queste ultime settimane si áncorano senz'altro sull'unico dato di fatto: Greco è in scadenza di mandato (con la prossima assemblea di primavera andrà rinnovato l'intero cda) e sta negoziando i termini per il rinnovo triennale del suo ruolo alle Generali, senza porre limiti a ulteriori rinnovi futuri, come qualcuno aveva invece fatto intendere. Una partita che Mediobanca gioca da azionista numero uno con tutte le intenzioni di tenere a lungo Greco. Né risulta che nessuno degli altri grandi soci la pensi in maniera diversa. Ma evidentemente non mancano le azioni di disturbo. Tanto che circolano con insistenza anche «piani b» che puntano sulla crescita dell'attuale capo di Generali Italia, Philippe Donnet. Manager stimato e voluto da Greco, ma anche manager considerato vicino al maggiore protagonista delle attuali vicende finanziarie nazionali: Vincent Bolloré, grande socio sia di Mediobanca, sia di Telecom, tramite Vivendi, che ha appena potato a termine la vittoriosa partita per l'ingresso dei suoi uomini nel cda. E Donnet siede proprio nel cda di Vivendi. In altri termini l'impressione è che, come accade in ogni rinnovo dei vertici Generali che si rispetti, anche su questo si comincerà a trattare con largo anticipo.
Anche perché sarà l'ultimo del «vecchio corso», cioè con una serie di grandi soci (Caltagirone, Del Vecchio, De Agostini) che riuniti intorno a Mediobanca rappresentano lo zoccolo duro della compagnia: entro il 2016 Mediobanca deve cedere il 3% e scendere al 10, mentre De Agostini ha già distribuito le quote ai suoi soci e dunque il peso degli istituzionali (o di qualche altro grande nuovo azionista) è destinato ad aumentare in maniera decisiva.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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