Generali non fa sconti agli ex vertici

Il cda chiede un maxirisarcimento da oltre 200 milioni agli ex Perissinotto e Agrusti. Revocate le buonuscite

Generali non fa sconti agli ex vertici

Generali chiederà un risarcimento di oltre 200 milioni all'ex ad Giovanni Perissinotto e all'ex direttore finanziario Raffaele Agrusti. Ieri il consiglio di amministrazione - durato cinque ore e mezzo (inclusa la pausa pranzo di oltre un'ora) ha dato mandato al Group ceo, Mario Greco, di avviare immediatamente le «idonee azioni risarcitorie e di responsabilità in sede giuslavoristica» nei confronti dei manager.
La scelta della rivalsa in sede giuslavoristica è nata dall'opportunità di accelerare al massimo i tempi dell'azione legale. Intentare una causa civile, infatti, avrebbe richiesto un passaggio assembleare in primo luogo e, secondariamente, rassegnarsi ai tempi biblici della magistratura. In questo modo i vertici potranno fare più in fretta e, come ha spiegato la società in un comunicato, «tutelare con massima rapidità ed efficacia gli interessi patrimoniali» delle Generali.
«Amareggiato» Giovanni Perissinotto per una decisione «assolutamente ingiusta e particolarmente lesiva». L'ex ceo ha preannunciato che si difenderà «con la massima determinazione» in quanto «profondamente convinto della correttezza» del proprio operato. «Una decisione quanto meno sconcertante», ha chiosato Agrusti sottolineando che le «decisioni di investimento esulavano dalla responsabilità» del manager che ha ribadito di aver sempre agito «perseguendo l'interesse della società nel rispetto delle regole».
Prima di approfondire gli aspetti tecnici del contenzioso è opportuno sottolineare gli elementi di novità che emergono dalla decisione presa ieri dal board riunito al gran completo. Innanzitutto, a differenza di quanto trapelato in seguito alle riunioni dei comitati interni, Agrusti è stato ritenuto corresponsabile di quei sette investimenti alternativi effettuati dal 2000 al 2007 (inclusi quelli nei veicoli delle parti correlate Palladio e Finint), allo stesso modo del ceo Perissinotto. Non meno importante la scelta di considerare i due dirigenti sotto il profilo del loro rapporto di lavoro dipendente (l'ex ad era anche direttore generale) in modo da ottenere un ulteriore appiglio per contestare, come previsto, gli accordi di risoluzione del rapporto di lavoro. Ad Agrusti, infatti, si chiederà indietro la buonuscita di circa 6 milioni e a Perissinotto quella che vale il doppio.
È lecito domandarsi il perché le Generali, nel loro complesso, abbiano cambiato opinione rispetto alle valutazioni iniziali effettuate l'estate scorsa, ossia quando l'Ivass iniziò a far pressing sulla vicenda. A influire sul lavoro dei comitati e del management sono stati i dossier presentati dagli advisor legali, tra i quali spiccano Sergio Erede e Franco Bonelli. Oltre alla velocizzazione della pratica, infatti, la scelta di proseguire sul versante giuslavoristico consentirà al Leone di bloccare contestazioni sull potere discrezionale dei manager (qui considerati dipendenti) e di rivalersi anche chiedendo iniziative di tipo cautelare.

Non si naviga troppo con la fantasia se si pensa che Trieste possa chiedere nei confronti dei due manager un sequestro. Va infatti ricordato che quei sette investimenti hanno prodotto a bilancio 234 milioni di perdite: la base per valutare il danno.

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