Adelante, Mariano, con juicio. È perfino superfluo l’invito alla prudenza di manzoniana memoria rivolto al premier spagnolo Rajoy. Madrid sa bene di essere sotto tiro: Borsa alle corde, titoli di Stato e spread incandescenti, conti pubblici che non tornano e una disoccupazione montante come una marea minacciosa. I mercati, di questi giorni, rischiano infatti una sorta di strabismo: da un lato, devono tener d’occhio la Grecia (declassata ieri da Fitch a causa dell’aumentato rischio di un’uscita dall’euro) e quel caos politico che rischia di portare il Paese all’harakiri economico; dall’altro, guardano con crescente apprensione all’aggrovigliarsi della matassa iberica.
Uno scenario perfetto per i burattinai della speculazione, cui basta gettare il seme dell’indiscrezione per colpire chi è già in condizioni di debolezza e renderlo così ancor più vulnerabile. Bankia ne è solo l’ultimo esempio. L’istituto, nato a fine 2010 dalla fusione di sette casse regionali, è stato di fatto parzialmente nazionalizzato a causa di una esposizione pari a 30 miliardi di euro con il settore immobiliare. Il cordone sanitario governativo doveva servire a proteggere la banca, evitandone il tracollo. Ma ieri mattina, un articolo de El Mundo ha fatto risuonare alto l’allarme: fuga in massa da Bankia, clienti in coda agli sportelli per azzerare i conti. Risultato: un miliardo di euro sarebbe fuoriuscito dai caveau dell’istituto. Insomma, un processo imitativo di quanto accaduto qualche giorno fa in Grecia, quando i correntisti hanno ritirato 1,2 miliardi terrorizzati da un possibile ritorno alla dracma che svaluterebbe i risparmi di almeno il 40%.
In passato, mai si è visto l’esodo disordinato da una banca finita sotto l’ala statale. La nazionalizzazione di Northern Rock da parte del governo inglese, tanto per citare un caso recente, aveva posto fine all’emorragia dei depositi. Il problema, nel caso di Bankia, sta forse nell’interpretazione di un fenomeno: El Mundo parla di ritirata dei risparmiatori, mentre la banca spiega che i movimenti sui depositi nei primi 15 giorni di maggio hanno «un carattere stagionale» e che «nei prossimi giorni il saldo sui depositi non registrerà modifiche sostanziali». Una specie di giallo che ha reso necessario l’intervento del sottosegretario all’Economia, Fernando Jimenez Latorre: «Non è vero - ha detto - che c’è una fuga di depositi in questo momento da Bankia, non c’è preoccupazione di una possibile fuga, non ve ne è motivo».
Parole che hanno solo parzialmente rassicurato gli investitori. Dopo uno scivolone superiore al 20%, il titolo ha chiuso a -14%. In un decina di giorni, le azioni Bankia hanno perso oltre il 40% del loro valore. E le cose andranno anche peggio se, come sembra probabile, Moody’s farà calare la propria scure su 21 istituti spagnoli, declassandoli. L’agenzia di rating, peraltro, si è già mossa ieri abbassando il rating di quattro regioni spagnole per aver mancato gli obiettivi di riduzione del deficit nel 2011. Madrid si sente accerchiata, mentre vede lo spread tra i Bonos e i bund schizzare a un soffio dai 500 punti (a 441 quello dei Btp rispetto al decennale tedesco) e il rischio-default salire al massimo storico (553). Latorre ha ribadito ieri che la Spagna auspica un intervento della Bce a sostegno del mercato dei titoli di Stato, per contrastare la speculazione. A tirare la giacchetta a Mario Draghi è anche il Fondo monetario internazionale, convinto che l’Eurotower abbia ancora margini di manovra per tagliare i tassi.
Ma è l’intera gestione della crisi europea a tenere in apprensione i mercati. Berlino non intende sborsare soldi per la crescita altrui, o per coprire i rischi di altri Paesi, attraverso strumenti come gli eurobond, finchè non ci sarà una svolta politica (come un presidente europeo eletto dai cittadini dell’Unione, chiesto ieri dal ministro tedesco delle Finanze, Wolfgang Schaeuble) che appare a tutti lontana. Il taglio deciso da Fitch al rating greco (da B- a CCC) mostra come ormai la Grexit non sia più considerata un tabu. L’agenzia ha inoltre avvisato che metterà tutti i rating sovrani dell’euro zona sotto “rating watch negativo“ se dopo le elezioni in Grecia dovesse ritenere che l’uscita dall’euro è probabile nel breve termine.
Così le vendite continuano a prevalere: ieri peggio di Madrid (-1,11%) si è comportata Milano (-1,46% il Ftse-Mib, scivolato a un certo punto della seduta sotto la soglia psicologica dei 13mila punti). Ancora male le banche, molto esposte ai titoli di Stato che tendono a finire a loro volta sotto pressione nelle fasi di agitazione generale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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