La grande Fincantieri prende il largo

Dall'intesa con i francesi nasce un campione nazionale. Il parallelo con la crisi Finmeccanica

La grande Fincantieri prende il largo

Camilla Conti

Mentre Leonardo Finmeccanica crolla in Borsa con il nuovo piano targato Alessandro Profumo c'è un'altra big dell'industria pesante italiana che sta occupando la scena. Il governo ha infatti deciso di scommettere su Fincantieri per rafforzarsi al tavolo delle trattative internazionali. E diventare forse il nuovo leader della Difesa italiana. Il gruppo guidato da Giuseppe Bono e controllato dalla Cassa Depositi e Prestiti (attraverso Fintecna) con quasi il 72% è diventato lo snodo della nuova alleanza Italia-Francia: la creazione di un polo mondiale delle navi, sia nel civile sia militare con la partnership Fincantieri-Naval Group.

Dopo la grande tensione dell'estate scorsa sulla vicenda Stx, il vento è girato. Fincantieri rileverà il 51% dei cantieri di Saint Nazaire, di cui un 1% sotto forma di prestito dai francesi della durata di 12 anni. L'accordo definitivo sarà firmato a giorni, ha annunciato ieri a Roma il ministro dell'Economia francese Bruno La Maire, dopo un incontro col governo italiano. E oggi ci sarà a Parigi un incontro a quattro fra Bono, l'ad di Naval Group, Hervè Guillet, quello di Thales Patrice Caine e quello di Leonardo, Profumo. Dal punto di vista industriale, spiegano gli esperti, l'obiettivo è far diventare Fincantieri leader nei mari con un ruolo importante della Germania nella componente sommergibili. Mentre la Francia, e in parte anche i tedeschi, diventerà leader nei cieli.

In questo scenario la ex Finmeccanica, partecipata dal Tesoro con più del 30%, esce ridimensionata o comunque funzionale alla nuova causa. Gli addetti ai lavori si chiedono che ruolo avrà il colosso dell'elicotteristica ma anche la divisione della cosiddetta ala fissa: gli aerei. Dassault e Thales sono molto agguerrite e hanno il totale sostegno dell'Eliseo. Al contrario Leonardo non sembra in questo momento godere di spinte dalle parti di Palazzo Chigi. Tanto da costringere il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, ad assicurare ieri che il gruppo della difesa resterà dentro l'operazione Fincantieri-Naval Group. Profumo ha negato più volte di voler portare avanti qualunque «spezzatino». Il tema è che il socio di maggioranza sia di Leonardo sia di Fincantieri è il medesimo: si chiama Tesoro e ora ha il grande bisogno di uscire dall'impasse. E non è da escludere che alla fine possa sacrificare un po' di Leonardo per le navi. In pratica, la politica potrebbe decidere di creare un nuovo campione della cantieristica militare e riallineare tutti gli equilibri a livello Ue. E il governo italiano scommette sull'alfiere Bono, che si sta riprendendo una clamorosa rivincita.

Calabrese di Pizzoni, 74 anni, ha passato tutta la sua vita professionale nel mondo pubblico: quel che resta di più autentico dei boiardi di Stato. Partendo proprio da Finmeccanica, di cui è stato ad dal 2000 al 2002, prima di lasciare per prendere il timone di Fincantieri, che all'epoca era direttamente del Tesoro. Non ha al momento successori e a maggio del 2016 ha incassato il suo quinto mandato.

Può contare sul forte sostegno del socio di riferimento Cdp, sia dal presidente Claudio Costamagna, sia dall'ad Fabio Gallia, che annovera nel suo staff la manager Emanuela Bono, figlia di Giuseppe, che lavorava con Gallia già ai tempi della Bnl. È stato Bono ad aprire il dossier Stx e a impostare il dialogo a tutto campo con i francesi. Garantendosi un posto in plancia di comando. E rafforzando ancor più il proprio ruolo.

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