Economia

La guerra del Fisco contro Quota 100

Controlli a raffica del Fisco su tutti i pensionati di Quota 100: verifiche sui redditi cumulabili con l'assegno previdenziale

La guerra del Fisco contro Quota 100

I pensionati con Quota 100 finiscono nel mirino delo Fisco. L'Inps ha infatti avviato una serie di verifiche su tutti quei lavoratori che di fatto hanno scelto di andare in pensione prima sfruttando la riforma fortemente voluta dal ministro Salvini e dalla Lega. Le Entrate, come sottolinea Italia Oggi, accerteranno l'eventuale presenza di redditi cumulabili con l'assegno della pensione dei quotisti. L'importo dell'assegno previdenziale non è cumulabile con redditi che provengono da lavoro dipendete o autonomo. Fa eccezione il lavoro autonomo occasionale con una retribuzione che non può superare i 5000 euro lordi all'anno.

Il tutto fino al giorno in cui si raggiungono i requisiti per la pensione di vecchiaia. Per stanare i furbi, l'Inps cercherà di individuare i redditi che non si possono cumulare all'assegno della pensione da quotista usando pure l'incrocio con i dati sui redditi già a disposizione del Fisco. I redditi che provengono da una prestazione lavorativa dovranno essere dichiarati con l'uso di un apposito modello previsto dall'Inps in cui denunciare tutti i redditi non cumulabili provenienti da un lavoro parallelo alla pensione. Va sottolineato che invece non sono rilevati come redditi non cumulabili ad esempio le indennità percepite dagli amministratori locali, i redditi da attività socialmente utili o gli indennizzi per la cessazione di una attività commerciale. Sul fronte politico, infine, va ricordato, che nonostante la crisi di governo, Quota 100 resta per i prossimi tre anni come previsto dalla legge di Bilancio varata a fine 2018 in cui sono state anche individuate le coperture per il triennio. E sul fronte previdenziale Salvini ha già preparato un nuovo programma di governo che prevede anche il superamento di Quota 100 con l'introduzione di un nuovo sistema che si basa solo su Quota 41, ovvero l'accesso alla pensione solo con 41 anni di contributi versati: "Il prossimo governo manderà tutti in pensione dopo 41 anni di lavoro. Noi - ha sottolineato - saremmo i cattivi, mentre la sinistra ha approvato la legge Fornero che manda in pensione a 67 anni con la schiena rotta. Il prossimo governo arriverà all’obiettivo che dopo 41 anni di fabbrica e lavoro, la pensione e un sacrosanto diritto". Insomma la situazione previdenziale è in continua evoluzione e nei prossimi anni potrebbero esserci nuovi

html" data-ga4-click-event-target="internal">aggiustamenti e magari anche qualche scivolo in più per lasciare le attività professionali in anticipo.

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