Economia

I big dei camion in allarme: sull'anno vendite giù del 40%

Fenoglio (Unrae): «Trascurati dal governo, a settembre saranno guai». Soffrono anche furgoni e rimorchi

I big dei camion in allarme: sull'anno vendite giù del 40%

Durante il lockdown l'autotrasporto ha garantito al Paese tutti gli approvvigionamenti necessari: dagli alimenti ai medicinali, fino alle consegne a domicilio. Gli operatori del settore sono stati definiti eroi. Ora, in piena Fase 3, e con il governo alle prese con il Decreto rilancio, il trasporto pesante è stato dimenticato. Il settore, in fortissima sofferenza, ha visto le proprie istanze ignorate. Nessun provvedimento di sostegno sembra essere all'orizzonte, il parco circolante continua a distingursi per l'anzianità elevata con la conseguenza che crescono i problemi di sicurezza e inquinamento. I dati di vendita di giugno restano fissi sull'allarme rosso: -47,2% e -34.5% nel semestre. Il presidente di Unrae Veicoli Industriali, Franco Fenoglio, mette in conto, già ora, per tutto il 2020, un calo delle immatricolazioni del 40%.

E se per il comparto auto, pure in grande difficoltà, il governo ci ha messo una pezza (nel Decreto rilancio sono entrati i bonus rottamazione che includono anche i veicoli Euro 6 a benzina e diesel), con l'auspicio che lo stanziamento iniziale esiguo di 50 milioni sia rapidamente irrobustito, la pratica relativa al trasporto pesante, annessi e connessi (rimorchi e semirimorchi -43,1% tra gennaio e maggio) sarà presa in mano chissà quando. E lo stesso vale per i veicoli commerciali (-41,8% in 5 mesi), pure determinanti nei mesi di chiusura dell'Italia per Covid-19, e i concessionari che hanno garantito tutta l'assistenza. «Le nostre imprese - afferma Gianandrea Ferrajoli, coordinatore della divisione Trucks di Federauto (concessionari) - hanno perso oltre il 37% dei ricavi; siamo rimasti in 70 rispetto alle 300 aziende del 2010. Insieme alle associazioni di categoria abbiamo fatto una grande pressione, ma i risultati non sono arrivati».

E se il lockdown ha impiegato due mesi per mettere in ginocchio un Paese, bastano solo 5 giorni di blocco dell'autotrasporto per creare il caos. Lo evidenzia Scania in un video: in poco tempo, alcuni degli esempi portati, si arriverebbe alla mancanza di cibo nei supermercati e di medicine nella farmacie, le stazioni di servizio chiuderebbero, negli ospedali si eseguirebbero solo gli interventi più urgenti, stabilimenti bloccati, stop ai mezzi pubblici, città invase dai rifiuti e fanghi di depurazione riversati nei corsi d'acqua.

«È sconfortante, deludente e inspiegabile - accusa Fenoglio, presidente di Unrae Veicoli Industriali - la persistente disattenzione del governo verso l'autotrasporto. Chiedevamo un aumento del credito d'imposta fino al 2025, l'azzeramento o una riduzione significativa delle tasse alle imprese almeno per un anno, l'istituzione di prestiti a lungo termine senza interessi e maggiori garanzie bancarie agli operatori del settore. A quanto ci risulta, nemmeno una di queste proposte è stata finora presa in considerazione e resa operativa. Neppure i contributi 2019-2021 per gli investimenti nell'autotrasporto, già previsti per legge, hanno subito quell'accelerazione che ci sembrava auspicabile, oltre che possibile, nelle procedure di assegnazione. A settembre i nodi causati da ritardi e dimenticanze verranno al pettine.

Non vorremmo, allora, che la conta delle aziende scomparse e dei lavoratori rimasti senza occupazione nell'autotrasporto, e nel suo indotto automotive, svelasse brutalmente una debolezza molto difficile da recuperare, che andrà oltre i dati negativi del momento e ridurrà drasticamente l'efficienza strategica di un comparto economico essenziale, ampiamente dimostrata ma riconosciuta solo a parole».

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