Economia

I filtri di Gvs in Borsa per oltre un miliardo

Il Covid ha spinto i conti del gruppo medicale Ipo entro il mese, forchetta di prezzo 7-8,3 euro

I filtri di Gvs in Borsa per oltre un miliardo

La prima Ipo 2020 di Piazza Affari non poteva che essere nell'healthcare. E così Gvs, società bolognese che produce applicazioni (mascherine FfP3, ma soprattutto filtri) nell'ambito medicale, ma anche industriale (energy e mobility) non si è fatta scappare l'occasione di conquistare il mercato nel «momento perfetto». La società, da poco entrata negli «anta» (il 1979 è l'anno della fondazione) studiava da mesi lo sbarco in Borsa, ma l'emergenza Covid ne ha fatto lievitare il business, creando le condizioni per un debutto che gli analisti prevedono sarà «tutto in discesa e miliardario».

D'altronde l'azienda guidata dall'ad Massimo Scagliarini (figlio della fondatrice Grazia Valentini) ha venduto più maschere nei primi mesi di quest'anno che in tutto il 2019 ed è tra le poche aziende italiane la cui attività non è stata messa a repentaglio dalla pandemia. Merito anche di un business diversificato che, con 2.500 dipendenti, si dispiega dagli Stati Uniti, Regno Unito, Brasile, fino alla Cina. Numeri alla mano, nel 2019 le vendite sono aumentate del 9% a 230,6 milioni, l'ebitda è cresciuta a 62,2 milioni e l'utile netto è aumentato del 43% a 33,1 milioni.

Una dote con la quale Gvs si presenterà a Piazza Affari entro giugno con 61 milioni di azioni e una forchetta di prezzo che va da 7 a 8,3 euro per una valorizzazione indicativa della società, ante aumento di capitale, tra 1,15 miliardi e 1,37 miliardi. «Si tratta di una quotazione leggermente cara con una valorizzazione di 16 volte l'ebitda e 30 volte gli utili spiega Massimo Gionso consigliere delegato di Cfo Sim ma il business in questo momento è sotto i riflettori e l'azienda non avrà problemi, soprattutto perché si tratta di un Ipo riservata agli istituzionali. È un momento molto liquido e gli advisor riusciranno ad allocare il titolo in portafogli stabili». Inoltre, l'offerta che ha ricevuto lunedì sera l'ammissione all'Mta e sarà seguita da Mediobanca, Goldman (global coordinator) e Lazard (financial advisor) - prevede una sorta di «cavaliere bianco»: un'opzione greenshoe in favore dei joint global coordinator per l'acquisto di 9 milioni di azioni, il 14,8% di quelle collocate nell'ambito dell'offerta. Capital Research and Management Company si è poi impegnata a effettuare un ordine vincolante per l'acquisto del 9,3% del collocamento istituzionale, esclusa la greenshoe, e al 3,26% del capitale sociale. Ad esito dell'Ipo, il numero di azioni detenute dal mercato sarà pari al 40% del capitale.

Al netto dell'Ipo, Gvs vede rosa nel 2020, prevedendo quasi un raddoppio dei ricavi (dal 23 al 41%) tra i 280 e i 320 milioni. L'aumento dei ricavi previsto per il 2020 sarebbe «l'effetto della domanda per rispondere all'emergenza generata dal Covid-19».

Un fabbisogno mondiale per il quale Gvs ha avviato sette nuove linee produttive tra Bologna e Avellino, tre nuove linee in Romania, nove linee negli Stati Uniti, quattro in Messico e tre in Cina.

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