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Per i gruppi del turismo anno finito. Ma Alpitour scommette sull'Italia

Burgio: "Tra marzo e dicembre il mercato estero è atteso piatto"

Per i gruppi del turismo anno finito. Ma Alpitour scommette  sull'Italia

Nove dodicesimi o, se si preferisce, i tre quarti: è la quota di giro d'affari che, secondo un'opinione consolidata, perderà il turismo italiano nel 2020; un settore che rappresenta il 13% del Pil per entrate totali di 232 miliardi. Alpitour è il primo operatore italiano e Gabriele Burgio, che ne è presidente e ad, conferma amaramente che «le vendite sono e saranno praticamente a zero». Alpitour (controllata al 70% dalla quotata Tamburi) nel 2019 aveva sfiorato i 2 miliardi: «Ma noi siamo moderatamente ottimisti, speriamo di recuperare qualcosa per l'estate e di avere delle prenotazioni per l'inverno. La nostra compagnia, Neos, continua a volare con programmazioni speciali. Ma intanto le spese ordinarie corrono, a cominciare dagli stipendi ai dipendenti, circa tremila». Dal punto di vista degli aiuti pubblici, Alpitour rivendicherà quindi «tutto quello che sarà nostro diritto, come i flussi di denaro alle imprese decisi dal governo in percentuale sul fatturato: ma tutto è ancora poco chiaro», sottolinea Burgio.

Sicuramente cambierà il modo di viaggiare. «Per ora siamo tutti fermi, giocoforza. Ma poi dipenderà dalle regole che verranno, il distanziamento delle persone negli aerei e nei luoghi pubblici, le sedute negli alberghi e nei ristoranti». E cambierà è convinzione di tutti - anche l'offerta dei tour operator. «Cercheremo di fare proposte più flessibili, con più adattamento alle esigenze di ognuno anche in termini di partenze, destinazioni, durata del viaggio; vedremo anche per quanto tempo tanti Paesi continueranno a rifiutare il passaporto italiano».

Resta però l'alternativa dell'Italia, su cui Alpitour conta molto: «Oggi su circa un milione di nostri clienti, solo il 20% sceglie il nostro Paese. Potrà esserci una crescita esponenziale anche perchè è prevedibile che mancheranno gli ospiti stranieri».

Alpitour, come la gran parte delle aziende, ha gli uffici chiusi e i dipendenti lavorano in remoto. «Il mondo - spiega l'ad - si abituerà a questi cambiamenti, che trasformeranno la nostra vita e le nostre abitudini. C'è un'inaspettata nuova efficienza e tutti insieme stiamo risparmiando milioni e milioni di ore di trasferimenti, di code nel traffico, di incontri. Sono modalità che in qualche modo resteranno nella nostra esperienza».

Burgio sottolinea poi l'attività della compagnia aerea del gruppo, Neos, che da vettore turistico si è repentinamente adattato a voli speciali e umanitari, in parte gratis, in parte a pagamento. «Trasportiamo materiali sanitari dalla Cina e da altri Paesi, ma anche migliaia di persone che devono tornare a casa in varie parti del mondo. Dei 12 aerei in flotta i più richiesti sono i quattro di lungo raggio». Sono tutti in leasing e il gruppo sta trattando i canoni con i noleggiatori.

In Europa l'industria turistica comincia già a ricevere sussidi pubblici, «eccetto noi» lamenta Burgio. Vi preoccupano chiediamo aiuti di Stato ai concorrenti? «Ci preoccupa se il nostro Paese sarà penalizzato.

Perchè questo vorrebbe dire indebolire le aziende italiane, di cui gli stranieri potrebbero fare facili bocconi».

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