Ilva, per 6.500 operai è cassa integrazione

Cassa integrazione straordinaria in arrivo per 6.500 lavoratori dell'Ilva. È quanto hanno comunicato i vertici dell'azienda del gruppo Riva alle rappresentanze sindacali. Il provvedimento dovrebbe iniziare il 3 marzo, durare due anni e riguardare quasi esclusivamente (6.417 unità) gli operai delle acciaierie di Taranto.
La ristrutturazione e la bonifica degli impianti inquinanti del capoluogo pugliese, si apprende da fonti sindacali, comporta la sospensione delle attività produttive nell'altoforno 5, come previsto dalle prescrizioni contenute dall'Autorizzazione integrata ambientale (Aia) rilasciata dal ministero dell'Ambiente. La messa a norma degli impianti e gli interventi di risanamento comporteranno un investimento di 2,25 miliardi di euro. In particolare, costerà 300 milioni l'adeguamento dei parchi minerali, 400 quello degli altiforni, 860 quello della cokeria. Previsti, inoltre, 425 milioni di interventi generali, 210 milioni per l'agglomerazione e 55 milioni per le acciaierie.
Nella prima fase di adeguamento degli impianti saranno lasciati a casa 4.444 addetti ma nel secondo semestre 2014, con la chiusura dell'altoforno 5 (il più grande d'Europa) si dovrebbe arrivare a quota 6.417. Saranno collocati in cassa integrazione anche lavoratori degli impianti di Patrica, in provincia di Frosinone, e del Centro servizi di Torino. I lavori e la chiusura alternata degli altiforni determineranno una riduzione della produzione dell'Ilva di Taranto da 30mila tonnellate al giorno a regime (attualmente è a circa 18mila), a 10mila con la chiusura contemporanea degli altiforni 1 e 5.
Attualmente, nell'impianto pugliese sono in cassa integrazione 2.600 lavoratori circa, per i quali la Cig scade il 2 marzo. Il nuovo stop parziale alla produzione rischia pertanto di mettere a dura prova i bilanci di migliaia di famiglie. Ecco perché il segretario nazionale della Uilm, Rocco Palombella, ha già chiesto all'azienda misure alternative che rendano meno duri questi due anni pur riconoscendone lo sforzo nel non ricorrere agli esuberi.

«Se da un lato è una buona notizia - ha commentato - perché ci conferma l'intenzione dell'Ilva di restare a Taranto e investire sul futuro della fabbrica, dall'altro sono numeri da brivido che ovviamente puntiamo a ridurre in sede di trattativa». Tra le soluzioni proposte i contratti di solidarietà e la cassa integrazione a rotazione.

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