In Europa l'auto fa marcia indietro e le vendite toccano il livello più basso dal 1995. Per l'associazione dei produttori Acea, il mercato nell'Eurozona a 27 ha registrato una discesa dell'8,2%, attestandosi poco sopra i 12 milioni di immatricolazioni. L'unico dato positivo è stato messo a segno dal Regno Unito con un aumento del 5,3%: la Germania ha contenuto il declino (-2,9%) e l'Italia è maglia nera, con un calo che sfiora il 20 per cento (-13,9% la Francia e -13,4% la Spagna). Un dato che non ha bisogno di spiegazioni, speculare com'è all'andamento dell'economia, soffocata dalla stretta creditizia e dalla morsa del fisco: senza contare i costi, in continuo aumento, di carburante, assicurazione e bollo.
E il risultato negativo del mercato italiano «penalizza pesantemente il gruppo Fiat - commenta l'azienda - che ha immatricolato nell'Europa dei 27 più le nazioni aderenti all'Efta quasi 800mila vetture, per una quota del 6,4 per cento». Il Lingotto sottolinea poi come Panda e 500 insieme detengano una quota del 28,1% del segmento A delle auto nel Vecchio Continente. Resta comunque l'evidente contrasto fra un'Europa in profonda sofferenza e la promettente crescita del mercato americano, su cui Sergio Marchionne infatti continua a puntare, ottenendo con Fiat-Chrysler risultati record. In effetti Chrysler è protagonista di un momento magico: ha chiuso il 2012 in crescita del 21% sull'anno precedente, decisamente meglio del mercato americano che in media si attesta sul 13 per cento. Distanziate di molte lunghezze le concorrenti Gm e Ford, inchiodate rispettivamente al 3,7% e al 5% di incremento delle vendite. Una ripresa su cui nessuno avrebbe scommesso, a così breve distanza dalla bancarotta che aveva «rottamato» Chrysler, superata però in pochi anni grazie alla creatività, che ha dato vita a modelli capaci di catturare il mercato: le nuove Jeep Grand Cherockee e Compass, presentate al Salone di Detroit, ne sono un esempio.
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