Mi ha incuriosito apprendere che papa Francesco ha appeso sulla porta del suo piccolo appartamento a Santa Marta un cartello con scritto in grande: «vietato lamentarsi». E più sotto: «i trasgressori sono soggetti da una sindrome da vittimismo con conseguente abbassamento del tono dell'umore e della capacità di risolvere i problemi». Quel cartello, ricevuto in dono da un acuto psicologo (non a caso si chiama Noè!), l'ha fatto immediatamente proprio. Come a richiamare lui per primo a prendere la vita, e quindi qualsiasi attività, dal suo lato positivo.
Da amministratore dell'azienda più globale che ci sia e che risponde a un principale che la sa molto lunga, arriva un vero e proprio richiamo dal grandissimo significato economico: mettersi alle spalle la cultura del piagnisteo è la conditio sine qua non per costruire valore, qualcosa di tangibile e duraturo. Nessuna impresa può crescere seguendo l'onda della lamentela. L'uomo, per definizione homo oeconomicus, è chiamato a far fruttare i propri talenti (piccoli o grandi che siano); può permettersi di perdere tempo (e il tempo ha un prezzo) assecondando pensieri al ribasso (deprimono), che fanno star male e lavorare peggio? Non è conveniente. Non è profittevole.
Quindi è sbagliato criticare? Tutt'altro, ovviamente. Ma la critica è sensata e costruttiva quando proviene da chi nella sua giornata non si risparmia; dà tutto per generare del bene, per sé e per la comunità. Insomma, è un tipo credibile, un esempio da seguire.
«Vietato lamentarsi» è molto di più di una eccentrica e provocatoria frase; piuttosto è un invito di grande respiro; l'abc di un manifesto programmatico che, se fatto proprio dalla politica e dagli imprenditori (non come categorie ma somma di individui), fornirebbe un fondamentale contributo a far ripartire l'economia reale in crisi. Perché lamentarsi è un male capitale.www.pompeolocatelli.it
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