Economia

Incubo prezzi, Argentina blocca carne

Niente export per frenare l'inflazione. La partita vale 3,3 miliardi

Incubo prezzi, Argentina blocca carne

Sull'orlo dell'ennesimo default sovrano, l'Argentina prova a domare il cavallo imbizzarrito dell'inflazione con una misura che rischia di tradursi in una zoccolata in faccia.

Buenos Aires ha deciso di bloccare le esportazioni della carne bovina per un mese in modo da contrastare l'impennata dei prezzi, schizzati «in maniera inspiegabile», a detta del presidente Alberto Fernandez . I rincari, nel solo mese di aprile, sono stati pari al 65% annuale, con uno spread di circa 20 punti rispetto al paniere ufficiale. Questo scarto viene in parte ricondotto a pratiche speculative e all'evasione fiscale che il governo intende contrastare attraverso questa sorta di calmieratore temporaneo, destinato tuttavia a essere prorogato se le tensioni non rientreranno.

Sull'efficacia del blocco all'export è tuttavia lecito avere dubbi. Il rapporto di causa ed effetto non è automatico: se produttori e commercianti non abbassano le pretese, i prezzi non scendono. A meno di una stretta vigilanza sui listini che, finora, non c'è mai stata. Di sicuro, rinunciare ai ricavi garantiti dalle vendite oltre confine ha un impatto economico, che potrebbe diventare significativo se lo stop durasse più di 30 giorni. Quarto esportatore mondiale di carne bovina (è preceduto solo da Brasile, Australia e India), il Paese sudamericano manda all'estero 819mila tonnellate di carne ogni anno e nel 2020 ha incassato oltre 3,3 miliardi di dollari.

La misura arriva mentre la terra del tango e dell'asado sta faticosamente uscendo da tre anni di recessione. Le casse sono però vuote, e le ombre di un'altra bancarotta (sarebbe la decima) si sono minacciosamente allungate dopo che l'ex first lady Cristina Fernandez de Kirchner, ora vice alla Casa Rosada, ha detto chiaro e tondo che l'Argentina non è in grado di rimborsare il prestito da 45 miliardi concesso dal Fondo monetario internazionale nel 2018. Le «condizioni dell'Fmi sono inaccettabili», ha aggiunto, mettendo quasi una pietra tombale sulle possibilità di un accordo. Insomma: una storia che si ripete, a pochi mesi dal voto di metà mandato previsto per ottobre.

Più che una mossa economica sensata, la lotta all'inflazione combattuta sul fronte della carne ha tutto il sapore di una mossa elettorale.

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