Buona la prima. Il Tesoro mette a segno un ottimo risultato con il collocamento del Btp a 15 anni, offerto per sei miliardi a fronte di richieste attorno agli 11 miliardi. Il richiamo di una tipologia di titolo non più riproposta dal ministero oggi guidato da Vittorio Grilli dal settembre 2010 a causa della crisi e dalla febbre da spread, se non proprio irresistibile è stato comunque forte. Anche grazie a un rendimento del 4,75% (che sarà pagato in due rate semestrali), in linea con le previsioni della vigilia.
Con l'emissione, via XX Settembre ha inaugurato ieri la strategia di allungamento della vita media del debito (attualmente pari a 7,3 anni), in modo da ridurre la vulnerabilità italiana soprattutto in periodi di scarsa liquidità e di calo della fiducia. La buona accoglienza riservata al 15 anni spiana ora la strada al collocamento futuro di un Btp trentennale, utile per dilatare ulteriormente la duration del nostro debito pubblico, arrivato in novembre a superare la soglia dei 2mila miliardi. A patto che non aumentino le tensioni viste negli ultimi due giorni sui differenziali di rendimento con il Bund tedesco: ieri lo spread è risalito a 270 punti base nonostante il buon esito dell'asta di titoli di Stato a breve termine spagnoli, con tassi in forte calo. A condizionare i mercati sono stati i dati negativi sul Pil tedesco nell'ultimo trimestre e l'incertezza sul tetto del debito negli Usa.
Visto inoltre il successo «impressionante e non preventivabile», come sottolineato da Maria Cannata, responsabile del debito pubblico per il ministero dell'Economia, ottenuto lo scorso anno da uno strumento nuovo di zecca come il Btp Italia, il Tesoro continuerà a battere questa strada, con almeno un paio di collocamenti nel corso dell'anno. Ed è altrettanto probabile che i risparmiatori, il vero target di questo tipo di bond, continueranno a far registrare il tutto esaurito. I Btp Italia sono infatti uno scudo contro l'inflazione. I titoli offerti finora hanno garantito una cedola fissa del 2,55% annuo, più un rendimento aggiuntivo pari all'aumento dei prezzi al consumo.
Un parafulmine di cui si è sentita la necessità proprio lo scorso anno per difendersi dai rincari dei generi alimentari e, soprattutto, da quelli dei carburanti. In base ai calcoli del Codacons, l'inflazione è costata nel 2012 a ogni famiglia italiana 1.458 euro. Una stangata invisibile che è stata pari a oltre 5 volte quella dell'Imu sulla prima casa (276 euro). Colpa di un costo della vita cresciuto in media del 3% rispetto al 2,8% del 2011. Per la verità, l'incremento è frutto della salita dei prezzi registrata fino alla fine dell'estate.
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