Che ne sarà dell'Inps fra dieci anni? Per il presidente Tito Boeri, l'istituto previdenziale boccheggia e, per risollevarne le sorti, necessita del contributo degli immigrati. In sintesi: le pensioni degli italiani dipendono in misura determinante anche dalla forza lavoro degli stranieri.
Seguendo l'allarmante previsione dello stimato accademico della Bocconi, l'Inps fra dieci anni andrà in tilt senza il loro contributo e quello degli assunti, in specie i nuovi.
Non risponde al vero ritenere che l'immigrato sbarcato in Italia trovi velocemente un assunzione o una collaborazione in regola; più realisticamente diventa nell'immediato una voce di costo per lo Stato. E preferisco non entrare nel merito del travaglio umano; in quanto i provvedimenti assunti esprimono improvvisazione e assenza di programmazione. Ma questo è un problema non solo italiano.
Il punto vero è che la crisi dell'Inps rientra soprattutto nella crisi profonda della nostra economia. L'assenza di una politica industriale ha determinato una debacle del mercato del lavoro: crollo verticale delle assunzioni, incremento dei licenziamenti.
Poi è sacrosanto discutere su come negli anni l'Inps è stata gestita con evidenti sperequazioni nella distribuzione delle pensioni; come si sono drenati e continuano ad esserlo molti denari dalla cassa dell'Istituto per generosi interventi in materia assistenziale. Come sempre, sostenuti dalla politica per visibilità elettorale. E siccome siamo il Paese delle elezioni continue, si traggano le conclusioni.
Perciò, sarebbe riduttivo occuparsi di Inps senza inquadrare la questione sul tema dirimente: il rilancio della nostra economia con un programma almeno ventennale.
Che, prima di tutto, favorisca le pmi, come il popolo delle partite Iva; con interventi decisi, a partire da una drastica riduzione della pressione fiscale e l'urgente contenimento dei costi della macchina pubblica.www.pompeolocatelli.it
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