"Respingere una domanda di pensionamento entro i termini indicati dalla Carta dei servizi e riprenderla in carico subito dopo". Sarebbe questo, seconda una fonte del quotidiano La Verità, il trucco usato dall'Inps per ridurre l'incidenza statistica dei ritardi nell'erogazione degli assegni che, invece, dovrebbero arrivare quanto prima a chi ha fatto domanda.
Secondo i dati che l'Inps ha fornito alla Verità, i tempi medi di risposte alle domande presentate sono aumentati soltanto da 26 a 32 guorni. Tutto il caos dipenderebbe dall' "impatto" dell'Ape sociale volontaria e l'Ente non esclude che "possano esservi casi singoli di particolare complessità", in particolare nei cumuli "con altre casse non Inps", che "a volta portano a tempi insostenibilmente lunghi". Ma, stando a quanto rivela la fonte de La Verità "Fino a qualche anno fa, una volta accolta la domanda, le pensioni venivano pagate dopo massimo 30 giorni per il settore privato e dopo massimo 4 mesi per il pubblico. Adesso siamo arrivati a 3 mesi nel privato e 8 mesi nel pubblico". Tra le vittime di questi ritardi vi sarebbe anche "un ex ministro del governo Gentiloni, professore universitaria" che, da 8 mesi, attende che la sua domanda di pensionamento sia esaminata. La Verità precisa, però, che non ha la certezza che a richiedere di barare siano i vertici dell'Inps che, anzi, respingono l'ipotesi che qualcuno apllichi questo trucchetto eppure i ritardi sono tanti, da Palermo a Sondrio per finire con la Sardegna.
Concetta Balistreri, della Cgil pensionati palermitana, dice: "Dalle nostre parti, per la quota di reversibilità spettante a figli disabili o studenti passano anche due anni”. La causa? "La carenza di personale Inps provocata dal blocco del turn over ma anche la scelta di sparpagliare sul territorio una serie di servizi. Ci sono pratiche per l' Ape sociale che da Palermo vengono trasmesse a Trapani, altre per gli assegni familiari che finiscono ad Agrigento", spiega Mimmo Di Matteo, segretario generale della Cisl di Palermo e Trapani.
Luca Moraschinelli, direttore del patronato Cisl di Sondrio rivela che l'Inps del capoluogo lombardo "ha lo stesso organico di 15 anni fa ma deve gestire anche le pratiche ex Inpdap, più tutti gli altri bonus e sussidi". La situazione non va meglio in Sardegna, dove lo scorso giugno vi erano 23.000 pratiche giacenti e sportelli intasati.
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