Intesa apre allo shopping per crescere all'estero

Il manager Rottigni: "Obiettivo mini acquisizioni nei Paesi dell'est Europa e nel Mediterraneo"

Intesa apre allo shopping per crescere all'estero
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Intesa Sanpaolo affila le armi in vista di un possibile allargamento del gruppo nell'Est Europa. In seguito all'ottima redditività ottenuta dal gruppo nel 2022 e nei primi sei mesi di quest'anno, infatti, la banca è pronta «a cogliere tutte le opportunità di crescita esterna che potrebbero presentarsi», ha dichiarato Marco Elio Rottigni, responsabile della divisione International Subsidiary Banks. A riportarlo è l'agenzia Bloomberg, che afferma anche che le strategie del gruppo guidato dall'ad Carlo Messina non cambieranno anche se si trovasse a pagare la tassa sugli extraprofitti annunciata dal governo italiano.

Ma cosa sta cercando, in dettaglio, Intesa Sanpaolo? La divisone guidata da Rottigni sta cercando di aumentare la propria quota nei mercati esteri dove è già presente, espandendo le attività di investment banking e global markets e rafforzando le attività di wealth management, del private banking e del settore assicurativo. «Vogliamo essere più forti nei Paesi dell'Europa centrale e orientale, dove siamo già ben presenti», ha detto Rottigni. «Potremmo anche prendere in considerazione l'espansione in alcuni dei Paesi del bacino del Mediterraneo, dove le aziende italiane hanno forti relazioni d'affari, per avere una porta d'accesso in quella parte del mondo».

La divisione, nota come Isbd, è attiva su tre continenti attraverso 11 banche commerciali in Europa centro-orientale ed Egitto e gestisce una società di gestione patrimoniale in Cina. Serve sette milioni di clienti attraverso una rete di quasi 900 filiali e circa 21.000 dipendenti. In particolare, l'unità serba di Intesa è la più grande banca del Paese per patrimonio, mentre le unità croate e slovacche sono le seconde nei rispettivi Paesi. In Egitto, invece, il gruppo ha l'80% di Alex Bank, anche se Intesa ha già avviato i colloqui con il governo per salire al 100 per cento.

Il radar dell'istituto guidato da Messina è acceso riguardo a piccole acquisizioni, l'idea è di provare a trovare un bersaglio che possa garantire sinergie, essere in linea con il modello di business e, sopratutto, al giusto valore. Da qui si parte, anche se non c'è fretta: lo stesso Rottigni, infatti, ha dichiarato che «al momento» ritiene che non ci siano le condizioni per fare passi in tal senso.

Del resto, le condizioni del mercato non sono delle più semplici per fare acquisizioni. Gli asset del mondo bancario, in seguito ai rialzi dei tassi, si sono apprezzati e anche lo stesso costo del denaro può essere un ostacolo per condurre in porto grandi operazioni. Ma c'è da dire che Intesa, viste anche le sue dimensioni, potrebbe avere comunque la forza per fare shopping.

Del resto, Ca' de Sass è la banca italiana ad aver condotto in porto la più grande acquisizione degli ultimi anni attraverso l'aggregazione di Ubi avvenuta nel 2020. Cosa che invece non è riuscita a Unicredit, che ha interrotto le trattative col governo Draghi per rilevare Mps.

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