«Il calo dellinflazione? Unottima notizia dovuta a una pessima ragione: la frenata delleconomia mondiale». Così leconomista Mario Baldassarri valuta i dati diffusi dallIstat, che confermano in pratica le sue previsioni.
Nessuna sorpresa, dunque?
«Avevamo previsto il calo dellinflazione già a metà dicembre - risponde Baldassarri - nellultimo rapporto del Centro studi economia reale, come conseguenza della discesa dei prezzi petroliferi. Il rischio che si profila a nostro avviso ora è la deflazione, e la crescita sottozero, anche a causa della politica masochista della Bce».
Che cosa rimprovera alla Banca centrale europea?
«La Bce ha mantenuto i tassi elevati, con lintento di frenare linflazione, ma questo è vero solo in parte, perché lEuropa, per ogni 1% di inflazione tenuto a freno dal supereuro, ha rinunciato a un 2% di crescita. Ne è stata favorita in particolare la Cina, che per decisione del governo di Pechino mantiene agganciato lo yuan al dollaro: e questo è un problema che dovrà essere affrontato nel G8. Adesso comunque linflazione sta crollando, trascinata dalle materie prime in calo per la frenata delleconomia mondiale, ma leuro sfiorava quota 1,40 dollari ancora venerdì scorso. Tutto questo incide per il 70% sullandamento delleconomia italiana».
Che prospettive di ripresa ci sono?
«Tutti i centri di previsione ipotizzano la ripresa per Asia e Stati Uniti non prima del 2010. Per lItalia nel 2009 la previsione è di una crescita negativa: meno 1%, secondo il governo, che corrisponde del resto alle nostre previsioni di un calo dello 0,8%. La ripresa, se ci sarà, sarà nel 2010 ma comunque non potrà essere superiore allo 0,7% di crescita considerando che lEuropa crescerà intorno all1,5: perchè se gli Usa sono la cicala e lAsia la formica, lEuropa è la Bella addormentata nel bosco».
Che cosa dovrebbe fare lItalia?
«Deve assumere le proprie responsabilità, come sta facendo il governo: non sgarrare sui parametri europei e sul debito. Questo significa non accettare 800 miliardi di spesa pubblica ogni anno, ma ricavare altri 30 miliardi tagliando gli sprechi, come i fondi perduti, e girarli a famiglie e imprese, sotto forma di sgravi fiscali, e alle infrastrutture sotto forma di risorse.
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